mercoledì 29 marzo 2017

REPORT, SOTTO LE STELLE: NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE DELL'ALTA RISTORAZIONE






Ok, forse la puntata dell'altra sera di Report, dal titolo Sotto le Stelle, e andata in onda su RaiTre,  non ha scoperchiato tutto 'sto gran vaso di Pandora, in merito a presunti intrallazzi, incroci di interesse e pastette varie tra il mondo degli chef stellati e quello della critica gastronomica: da mo' Valerio Massimo Visintin denuncia in ogni dove il conflitto di interessi che, ormai sdoganato dal mondo della politica, avrebbe invaso  completamente anche il mondo dell'alta ristorazione,  con inopportune frequentazioni tra giudice - il critico gastronomico - e giudicato - lo chef, in questo caso. Quindi, per chi un minimo sia interessato al mondo del cibo, della ristorazione e a tutto il baraccone che gli gira intorno, nulla di nuovo: un po' come il mondo del calcio, dello spettacolo, della politica e di ogni altra attività umana. Cioè un brodo primordiale di interessi, accordi, alleanze.
Dall'altro lato però  bisogna ricordare che esiste ancora un mondo di puri, di candidi, individui che ancora  pensavano che il mondo della ristorazione, non si sa perchè,  dovesse essere esente dagli umani vizi e bieche consuetudini. Per loro, più che altro, scoprire che anche gli chef stellati accettano formaggio gratis in cambio di visibilità per il prodotto offerto è stato magari un colpo al cuore, così come anche il sentire il critico mascherato che denuncia accordi e intese sottobanco.
Quindi, appurato che di nuovo sotto il sole, o meglio sotto le stelle Michelin, in realtà nella puntata dell'altra sera  c’era ben poco, bisogna  comunque riconoscere che Report ha portato all'attenzione del grande pubblico una questione rilevante, e questo è indubbio; ma, a parte questo,  consideriamo e valutiamo la puntata per quello  che è stata: spettacolo. Puro spettacolo. 
E in questo senso, è stata un vero successo.

FILIPPO LA MANTIA
E di questo spettacolo stellato una delle parti più succose è stato di certo l’intervento dello chef, anzi, del cuoco Filippo La Mantia: con quella sua aria da impunito, con quella sua faccia di scazzo, con la  bella parlata siciliana corredata da regolamenteri intercalari a base di “minchia” ed erre arrotate,  si poneva subito come il cavaliere senza macchia, il trasparente cuoco contrapposto al supponente chef,  l’antagonista sanguigno e verace cha batteva a suon di pasta al forno e polpette gli alteri fusilli impiattati a uno a uno (a uno a uno!) dall’algido e  asettico Berton. Come non volergli bene? Pur crogiolandosi, con tutta evidenza, nel ruolo dell’outsider, di quello che si vanta del fatto di non avere nessuna stella, il nostro ha detto comunque delle cose sacrosante,  di quelle che a sentirle fa bene al cuore. Ha detto che “oggi il cuoco è stato chiamato a ricoprire ruoli a cui non siamo preparati, a cui io non sono preparato”. Ha raccontato che una sera, nel suo locale, si è svolto un evento del World Food Program, durante il quale  era stato  anche invitato a parlare, ma che si è praticamente rifiutato :  “Per me parlare qua è veramente imbarazzante, quindi vi racconterò il menù della serata, dopodiché arrivederci e grazie”, ha detto La Mantia all’evento.  E così ha fatto. “ Che mi mettevo a dire, scusami?”, chiede l'oste all'intervistatore.
Bravo, ruspante e genuino, La Mantia. E sì, anche un po’ volpino,  ma con quella faccia da schiaffi gli si perdona tutto.

FEDERICO FRANCESCO FERRERO
Ma per un  La Mantia che  pare avere un vero talento naturale nell’accaparrarsi consensi e bucare lo schermo, ecco che subito  appare un Federico Francesco Ferrero che pare messo lì a bella posta per far sfogare ai telespettatori tutti i più bassi istinti accumulati durante la prima giornata di lavoro della settimana. Anche perché lui, oltre all’aspetto leggermente saccente e supponente, ci mette pure del suo: il Grana Padana non è un prodotto straordinario”, sentenzia il nostro da dietro i suoi occhiali da nerd.
E con tale autorevolezza che come minimo uno si aspetterebbe un dettagliato teorema in merito, una disquisizione scientifica sul perché e percome il nostrano Grana sarebbe un prodotto dozzinale o mediocre,  anche per potere poi andare a stringere la mano a Charlie di Beautiful e riconoscere che sì, aveva ragione lui a non tollerare, per il suoi piatti, dell' ordinario Grana al posto del più blasonato Parmigiano. E invece no. Il buon Ferrero ci molla lì senza dirci  manco crepa, e soprattutto senza spiegarci la sua uscita sul Grana. Ma per non attirarsi ire e lapidazioni a base di forme di Grana da parte dei produttori, lascia poi cadere una sentenza che sa di corner dell’ultim’ora: “ma anche nel  Parmigiano ci sono enormi differenze”. Insomma, ormai Ferrero è già imprigionato nel ruolo di Bastian Contrario, e fa fatica a uscirne, è evidente.

BERTON, VIZZARI E…
Per il resto, il programma ha calcato i soliti temi caldi del cibo: gli sponsor (orrore!), in questo caso il Grana (sempre lui tra i piedi, sta esclamando Ferrero) che “mette a disposizione  un po’ di formaggio” per gli chef stellati, ovvero regala forme di formaggio in cambio di visibilità, e Berton che abbocca all’amo ammettendo che “ho deciso di scegliere Grana Padano per una questione mia personale di gusto. È anche perché è un prodotto che trovo adatto alla mia cucina, perché è un’azienda che è sensibile alla qualità, quindi lavora con degli chef che fanno qualità”
Berton, caro, il tuo lessico è ineccepibile , la tua padronanza della lingua italica fa faville così come i tuoi fusilli impiattati ad uno a uno, ma nella sostanza non puoi, non puoi dire al mondo queste cose dopo che nel servizio è appena andato in onda il responsabile di Grana Padano che dice che ti regala il formaggio in cambio di visiblità, accidenti! Ok, forse non lo sapevi, forse chi ha montato il servizio ti ha tirato un tiro mancino, ma con  le tue parole dopo quelle del rappresentante del Grana Padano ci fai veramente  la figura – a essere gentili -  dell’ingenuo, pur non avendone le fattezze esteriori,  oltretutto con il grazioso corredo di sponsor blasonati e auto da sogno .

NIENTE MASTERCHEF
E comunque, andando oltre, in una inchiesta composta al 90% da spettacolo, non poteva certo mancare la Trimurti, ora in realtà quadrimurti, ossia Cracco, Bastianich, Cannavacciuolo e Barbieri, gli implacabili giudici di Masterchef.  Peccato che tutta la Trimurti  compatta abbia detto “no, grazie”, evidentemente   subdorando -  le vecchie volpi - che la partecipazione all’evento televisivo forse non sarebbe stata così proficua  per la propria immagine e declinando il cortese invito. Ma Report ce li ha ficcati dentro lo stesso, fosse anche solo per dire che  quegli stellati lì, no, non ci sarebbero stati, i vili.

E poi si continua, con le acque della Nestlè – la bieca!-  presenti in ogni evento di Food e soprattutto ai World’s 50 Best,  con Vizzari che gozzovigliando in beata grazia da Berton una lasagna con crema di Parmigiano OOOPS, DI GRANA PADANO fornito gratis sentenzia con fare dotto che è “sempre meglio che lavorare in miniera” (Berton, non inquadrato, ringrazia) e lo scandalo dei poveri giovani martirizzati nella cucine degli chef.

Certo, cose risapute, o comunque immaginabili. A Report va comunque il merito di aver portato la questione a conoscenza anche di quegli ultimi "puri" che consideravano il mondo della ristorazione un universo ancora integro, senza macchia e senza peccato. Che ora, quando in una preparazione troveranno decantato, che so, il taleggio invece del RAschera, sapranno che non sempre  è questione di "equilibrio del piatto", ma molto più spesso, solo di sponsor.

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