E così anche Report ha capito che il mondo del cibo è la
classica gallina da spennare.
Anche Report ha ormai capito l’antifona, ha appurato che il mondo del food, degli chef stellati,
della critica gastronomica, delle foodblogger e tutto ciò che riguarda il cibo ormai tira da matti, che
basta annunciare una puntata sull’argomento che subito si genera una
aspettativa fuori dal comune, seguita a ruota da ascolti record e grande spazio
sui media per almeno una settimana di fila.
E così, dopo la prima “clamorosa” inchiesta sul mondo della
cucina in cui abbiamo scoperto con raccapriccio che gli chef non pagano il formaggio che pubblicizzano e che i
giovani di bottega, vale a dire i
giovani che fanno pratica nelle cucine dei ristoranti, sono vessati e spremuti
esattamente come succede da sempre ai loro omologhi che vanno a far pratica
negli studi dei commercialisti o degli avvocati, ecco che un’altra, clamorosa e
sensazionale puntata si va ad aggiungere al carniere delle inchieste di Report
dedicate al cibo e ai suoi protagonisti.
Ma cosa mai potrà dirci Bernardo Iovene che già non sappiamo e che sia di dominio
pubblico, in questa puntata dedicata al mondo delle foodblogger e della critica
fai-da te su Tripadvisor? Che oramai le food-blogger - “le”, perché la maggior parte sono
appartenenti al gentil sesso
- son diventate come il
prezzemolo, e nonostante le
modeste basi culinarie ormai sono
corteggiate da tutti e te le vedi sbucare ovunque, peggio di Alba Parietti o Selvaggia Lucarelli, a
pontificare, discettare e dire la loro su argomenti, vale a dire la cucina, che
spesso non conoscono o conoscono a livello amatoriale? Oppure prenderemo atto che l’opinione di una food-blogger è diventata più determinate di quella
del Papa e che gli chef fanno letteralmente a gara per caricarle tutte su degli
appositi pullman verso il proprio
locale, dove omaggiarle di un pasto gratis in cambio di una recensione
favorevole sul loro pregiato blog? Oppure anche che ormai non si chiamano quasi più “food
blogger”, termine desueto che rimanda
troppo a pentole e pignatte, e che ora il termine appropriato è “food influencer”? Oppure si parlerà
delle critiche farlocche su TripAdvisor, delle società che vendono false recensioni positive a pacchetti di
centinaia, e di tutto il circo che gira attorno al portale della critica fai-da
te, di cui ormai si è già scritto di tutto e di più? O ancora scopriremo che i
social fanno reddito, che una foto ben piazzata su Instagram rende più della
pubblicità su una intera pagina di un quotidiano e che farsi fotografare
accanto al vip di turno fa salire le quotazione di cuochi e locali - assieme alle prenotazioni - in modo
vertiginoso?
Al momento, dal breve trailer che è comparso in rete, dove
si vede Sonia Peronaci che racconta i suoi esordi a base di ricette di carbonare e lasagne e un rappresentate di Trip Advisor che
afferma che la diffusa pratica della vendita di recensioni
false a nastro è illegale in ogni Paese, non ci è dato di sapere di più.
Ma una cosa la sappiamo. Ora abbiamo veramente la certezza
che il food è diventato una grande mucca da mungere. Per tutti.
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