lunedì 24 aprile 2017

ANCHE PER REPORT IL FOOD E' LA GALLINA DALLE UOVA D'ORO



E così anche Report ha capito che il mondo del cibo è la classica gallina da spennare.
Anche Report ha ormai capito l’antifona,  ha appurato che  il mondo del food, degli chef stellati, della critica gastronomica, delle foodblogger  e tutto ciò che riguarda il cibo ormai tira da matti, che basta annunciare una puntata sull’argomento che subito si genera una aspettativa fuori dal comune, seguita a ruota da ascolti record e grande spazio sui media per almeno una settimana di fila.
E così, dopo la prima “clamorosa” inchiesta sul mondo della cucina in cui abbiamo scoperto con raccapriccio  che gli chef non pagano il formaggio che pubblicizzano e che i giovani di bottega, vale  a dire i giovani che fanno pratica nelle cucine dei ristoranti, sono vessati e spremuti esattamente come succede da sempre ai loro omologhi che vanno a far pratica negli studi dei commercialisti o degli avvocati, ecco che un’altra, clamorosa e sensazionale puntata si va ad aggiungere al carniere delle inchieste di Report dedicate al cibo e ai suoi protagonisti.
Ma cosa mai potrà dirci  Bernardo Iovene che già non sappiamo e che sia di dominio pubblico, in questa puntata dedicata al mondo delle foodblogger e della critica fai-da te su Tripadvisor? Che oramai le food-blogger -  “le”, perché la maggior parte sono appartenenti al gentil sesso  -  son diventate come il prezzemolo,  e nonostante le modeste basi culinarie  ormai sono corteggiate da tutti e te le vedi sbucare ovunque,  peggio di Alba Parietti o Selvaggia Lucarelli, a pontificare, discettare e dire la loro su argomenti, vale a dire la cucina, che spesso non conoscono o conoscono a livello amatoriale?  Oppure prenderemo atto che  l’opinione di una food-blogger  è diventata più determinate di quella del Papa e che gli chef fanno letteralmente a gara per caricarle tutte su degli appositi pullman verso il  proprio locale, dove omaggiarle di un pasto gratis in cambio di una recensione favorevole sul loro pregiato blog?  Oppure anche che ormai non si chiamano quasi più “food blogger”, termine desueto  che rimanda troppo a pentole e pignatte, e che ora il termine appropriato  è “food influencer”? Oppure si parlerà delle critiche farlocche su TripAdvisor, delle società che vendono false  recensioni positive a pacchetti di centinaia, e di tutto il circo che gira attorno al portale della critica fai-da te, di cui ormai si è già scritto di tutto e di più? O ancora scopriremo che i social fanno reddito, che una foto ben piazzata su Instagram rende più della pubblicità su una intera pagina di un quotidiano e che farsi fotografare accanto al vip di turno fa salire le quotazione di cuochi e locali  - assieme alle prenotazioni - in modo vertiginoso?
Al momento, dal breve trailer che è comparso in rete, dove si vede Sonia Peronaci che racconta i suoi esordi  a base di ricette di carbonare e lasagne e  un rappresentate di Trip Advisor che afferma che la  diffusa  pratica della vendita di recensioni false a nastro è illegale in ogni Paese, non  ci è dato di sapere di più.

Ma una cosa la sappiamo. Ora abbiamo veramente la certezza che il food è diventato una grande mucca da mungere. Per tutti. 

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