C’era una volta il pane.
Secco, raffermo, avanzato dai giorni prima, ma che bagnato in
una tazza di latte caldo, magari
insaporito con un goccio di
caffè, costituiva un gradito
appuntamento mattutino, una colazione semplice e confortante con cui iniziare
bene la giornata.
Erano gli anni ’50, gli anni del dopoguerra, in cui mulini e
crostatine erano ancora ben lungi a venire, e la prima colazione era costituita
principalmente da una tazza di latte e da qualche avanzo del giorno prima,
soprattutto salato, primo fra tutti
il pane.
Chi non è più giovanissimo ricorda ancora quelle grosse fette
di pane casareccio che, intinte nel latte caldo, creavano quel piacevolissimo
contrasto tra il sapido del pane e il dolce del latte, e che facevano iniziare la
giornata con la giusta dose di entusiasmo. A volte,
c’erano anche delle fette di torta o di biscotti preparati dalle mani
esperte di mamme o nonne, dolci
semplici, senza pretese, ma che
costituivano una gradita variazione rispetto al classico pane.
Poi, sono arrivati i favolosi Sixties, gli anni Sessanta, con
l’esplosione dell’industria, quella alimentare compresa, e la conseguente cornucopia
di prodotti che hanno cominciato a
invadere prima i piccoli negozi e poi gli scaffali di supermercati e
ipermercati.
E da quel momento biscotti, brioches, crostate e merendine hanno letteralmente invaso le nostre tavole della prima colazione, arrivando negli anni’80 ai cereali da colazione, con il loro fascino americano, e il vecchio pane vecchio è andato definitivamente in soffitta.
E da quel momento biscotti, brioches, crostate e merendine hanno letteralmente invaso le nostre tavole della prima colazione, arrivando negli anni’80 ai cereali da colazione, con il loro fascino americano, e il vecchio pane vecchio è andato definitivamente in soffitta.
Ad oggi, la colazione è un rito prevalentemente asettico e
efficiente: ci ingozziamo alla veloce, prevalentemente di biscotti, con cui
tracanniamo altrettanto velocmente un bicchiere di latte o di tè, con la
stessa, asettica efficienza con cui ci rechiamo del benzinaio per rifornire di
carburante la nostra vettura: nutriamo letteralmente il nostro corpo, gli
forniamo cioè l’energia per iniziare la giornata, buttarci nel massacrante tour
figli-a-scuola-coda-in-auto-e-ufficio e cominciamo così la solita, frenetica
giornata di lavoro.
Benzina, è diventata la prima colazione, propellente asettico
per immagazzinare energia, ben lontana
dall’antico rito della colazione come momento di serenità con cui iniziare la
giornata. E d’altrone, nessuna
mamma e nessuna nonna hanno più avuto il tempo di mettersi lì a preparare
ciambelloni o crostate, le mamme fiondate in ufficio per tutta la giornata, e
le nonne sempre più impegnate in palestra o in giro per musei nel (vano)
tentativo di arginare il tempo che passa.
Ma ora, pare che pane, biscotti e
ciambelloni manufatti stiano prendendosi la giusta rivincita su mulini colorati
e merendine incellofanate: secondo una recente ricerca Nielsen, infatti, così come riportato da Repubblica, nel
giro dei quattro anni esaminati –
dal 2013 al 2017 - biscotti e
merendine confezionate hanno perso
ben il 10% del loro fatturato, vale a dire circa mezzo
miliardo di euro complessivi. In
compenso sono raddoppiate le percentuali relative al consumo dei cibi "sani", come frutta, yogurt o fette biscottate, ma soprattutto si torna a
riti antichi, come preparasi pane e biscotti in casa (o anche le fragranti "brioches col tuppo"), ritagliandosi
scampoli di tempo alla sera o durante le feste.
E la ricerca Nielsen non fa altro che registrare
tale andamento: un ritorno di
massa a cibi semplici, casalinghi, meno perfetti ma percepiti come più “sani e
genuini” solo in quanto confezionati in casa dalle nostre manine. Dimentichi del fatto che anche gli ingredienti con cui con tanto amorevolmente prepariamo le nostra torte casalinghe, a partire dalle farine per
finire con burro, olio, zucchero o marmellate ci arrivano anche loro proprio da quella “malsana” industria alimentare da cui tanto
vorremmo scappare.
Crediti: Repubblica. Foto: Al caffè de la paix
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