lunedì 24 aprile 2017

MERENDINE CONFEZIONATE? MACCHE', ORA LA COLAZIONE SI FA COL CIAMBELLONE DELLA MAMMA!



C’era una volta il pane.
Secco, raffermo, avanzato dai giorni prima, ma che bagnato in una tazza di latte caldo, magari  insaporito con  un goccio di caffè, costituiva  un gradito appuntamento mattutino, una colazione semplice e confortante con cui iniziare bene la giornata.
Erano gli anni ’50, gli anni del dopoguerra, in cui mulini e crostatine erano ancora ben lungi a venire, e la prima colazione era costituita principalmente da una tazza di latte e da qualche avanzo del giorno prima, soprattutto salato, primo fra tutti il pane.
Chi non è più giovanissimo ricorda ancora quelle grosse fette di pane casareccio che, intinte nel latte caldo, creavano quel piacevolissimo contrasto tra il sapido del pane e il dolce del latte, e che facevano iniziare la giornata con la giusta dose di entusiasmo.  A  volte, c’erano anche delle fette di torta o di biscotti preparati dalle mani esperte  di mamme o nonne, dolci semplici, senza pretese,  ma che costituivano una gradita variazione rispetto al classico pane. 
Poi, sono arrivati i favolosi Sixties, gli anni Sessanta, con l’esplosione dell’industria, quella alimentare compresa, e la conseguente cornucopia di  prodotti che hanno cominciato a invadere prima i piccoli negozi e poi gli scaffali di supermercati e ipermercati.    
E da quel momento  biscotti, brioches, crostate e merendine hanno letteralmente invaso le nostre tavole della prima colazione, arrivando negli anni’80 ai cereali da colazione, con il loro fascino americano, e il vecchio pane vecchio è andato definitivamente in soffitta.
Ad oggi, la colazione è un rito prevalentemente asettico e efficiente: ci ingozziamo alla veloce, prevalentemente di biscotti, con cui tracanniamo altrettanto velocmente un bicchiere di latte o di tè, con la stessa, asettica efficienza con cui ci rechiamo del benzinaio per rifornire di carburante la nostra vettura: nutriamo letteralmente il nostro corpo, gli forniamo cioè l’energia per iniziare la giornata, buttarci nel massacrante tour figli-a-scuola-coda-in-auto-e-ufficio e cominciamo così la solita, frenetica giornata di lavoro.
Benzina, è diventata la prima colazione, propellente asettico per immagazzinare energia, ben  lontana dall’antico rito della colazione come momento di serenità con cui iniziare la giornata.  E d’altrone, nessuna mamma e nessuna nonna hanno più avuto il tempo di mettersi lì a preparare ciambelloni o crostate, le mamme fiondate in ufficio per tutta la giornata, e le nonne sempre più impegnate in palestra o in giro per musei nel (vano) tentativo di arginare il tempo che passa.
Ma ora, pare che pane, biscotti e ciambelloni manufatti stiano prendendosi la giusta rivincita su mulini colorati e merendine incellofanate: secondo una recente ricerca Nielsen, infatti, così come riportato da Repubblica, nel giro  dei quattro anni esaminati – dal 2013 al 2017 -  biscotti e merendine confezionate  hanno perso ben il 10% del loro fatturato, vale a dire  circa  mezzo miliardo di euro complessivi.  In compenso sono raddoppiate le percentuali relative al consumo dei cibi "sani", come frutta, yogurt o fette biscottate, ma soprattutto si torna  a  riti antichi, come preparasi pane e biscotti in casa (o anche le fragranti "brioches col tuppo"), ritagliandosi scampoli di tempo alla sera o durante le feste.

E la ricerca Nielsen non fa altro che registrare tale andamento: un  ritorno di massa a cibi semplici, casalinghi, meno perfetti ma percepiti come più “sani e genuini” solo in quanto confezionati in casa dalle nostre manine. Dimentichi del fatto che anche gli ingredienti con cui con  tanto amorevolmente prepariamo le nostra torte  casalinghe, a partire dalle farine per finire con burro, olio,  zucchero o marmellate ci arrivano anche loro  proprio da quella “malsana”  industria alimentare da cui tanto vorremmo scappare.

Crediti: Repubblica. Foto: Al caffè de la paix

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