mercoledì 3 maggio 2017

BIRRA? SI', MA SOLO SE VEGANA!



Hamburger? Vegani! Hot dog? Sì, ma vegani. Latte? Vegano. Formaggio? Pure quello.
Vegani ovunque, comunque e dovunque.
Tutto oramai deve essere conforme alla nuova religione vegana, a tal punto che tutti i cibi ormai vengono guardati con sospetto, con  circospezione, nel dubbio che dal  piatto di apparentemente innocuo risotto al pomodoro sbuchi  a tradimento un pezzetto infinitesimale di carne, testimone inconfutabile  di brodo preparato non soltanto con  carote o zucchini, o che nei biscotti vegani amorevolmente preparati dalle mani della nonna ci sia finito – per sbaglio o  magari per un bieco tentativo di boicottaggio premeditato ai nostri danni  -    del letale burro invece che  un sano olio di semi di girasole.

Ormai, il  consumo di prodotti vegani è diventato il solo stile di vita in grado di assicurarci un in sol colpo un'aura di santità insieme ad un  posto in Paradiso, e “vegano” è diventato un aggettivo imprescindibile,  salvifico,  che aggiunto a qualsiasi tipo di prodotto lo nobilita e lo rende degno di esistere; tutto, persino la birra.
Sì, la birra.
Che,  udite udite, potrebbe anche non essere una bevanda totalmente veg, come molti di noi pensavano.
Sembra impossibile infatti  che una bevanda a base di malto e luppolo possa celare al suo interno una perfida insidia di origine animale, eppure è proprio così: nel  processo di fabbricazione della birra, infatti,  è spesso utilizzata  la colla di pesce, una sostanza gelatinosa ricavata una volta dalle vesciche natatorie dei pesci e ora dalla cotenna dei suini -  tra l’altro molto usata anche come addensate in pasticceria  -  per filtrare impurità e residui di lavorazione. 
Ed  è proprio per questo che una delle più antiche case produttrici di birra, la Guinness,  ha deciso, dopo 257 anni di storia e tradizione, di cambiare la  collaudata ricetta per venire incontro alle attuali e imprescindibili esigenze vegane, come riporta Il Sole24 Ore.
Ad annunciarlo è il quotidiano francese Les Echos, e pare che tutto sia partito da una regolare petizione  lanciata da un cittadino di Manchester, dove evidentemente, considerata  la lunga tradizione di consumo della bionda bevanda, la questione della birra non pura, cioè non  vegana al 100%,    costituiva un serio problema, tale da dare inizio ad un’azione  collettiva.
“La colla di pesce è usata da decenni nel settore della birra come mezzo di filtrazione  - avevan già fatto sapere i responsabili della Guinnes nel corso del 2015 -. Tuttavia, a causa di questo (cioè dell’uso di  prodotti animali nel processo di lavorazione, n.d.r..), non possiamo etichettare la Guinness come totalmente  compatibile con le diete vegane e vegetariane, e  stiamo cercando di trovare un’alternativa”.
Così, anche la Guinness potrà finalmente fregiarsi del prestigioso appellativo: vegana.

E rifulgere  nuovamente di luce propria, ovviamente vegana pure quella.

Crediti: il Sole 24 Ore

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