Entro in una
delle tante rosticcerie Santa Rita che allietano il territorio di Torino.
Gabriele non ha voluto andare in giro a Venezia, così lo ripago della mancata
vacanza con pollo e patatine fritte della famosa catena di rosticcerie torinese, che per lui valgono più di tre Venezie e di quattro Roma.
Mentre aspetto le patatine fritte, che la commessa mette
sempre a cuocere appositamente per Gabriele e che sono cotte, calde e fragranti in tre minuti, entra un
ragazzo.
Giovane, sui venticinque anni, vestito normalmente, con jeans e
maglione, ma quello che lo contraddistingue sono due occhi azzuri sorridenti, felici, amichevoli e pacifici, e un sorriso discreto ma deciso
che gli illumina il viso.
Un tipo così lo noti subito, perché sembra che voglia
bene al mondo. Certo, è anche un po’ stralunato,e porta sotto braccio un
sacchetto del mercato da cui fuoriescono degli asparagi. Lo porta sotto
braccio, così, come se fosse un libro, o comunque una cosa preziosa. Fatto sta che
guarda il bancone e poi, sempre sorridente, lui, il sorriso e i suoi asparagi, ordina:
“Quanto fa mezzo pollo?”
“Tre euro e 80 centesimi”, risponde la commessa.
Il ragazzo prende il portafoglio, ci ravana dentro per qualche
istante e poi tira fuori un po’ di monetine. Le mette tutte su una mano, e poi
inizia a contare. Mentre aspetto che le patatine siano fritte a dovere, io osservo
la scena. Il ragazzo sembra avere delle perplessità, dei dubbi, riconta le
monete con calma e attenzione un’altra volta. Poi, senza dire nulla, sempre sorridendo
e molto educatamente, sorride, saluta e se ne va.
E lì, qualocsa mi salta in mente. Agile come un felino,
balzo sulla porta, lo chiamo e gli dico: “senti, scusa.. ehm… qualcosa, non va?
Ehm.. manca qualcosa?”
Il ragazzo, sempre felice mi guarda e risponde: “Come,
scusi?”
“Ma sì, chiedevo se.. per caso manca qualcosa…qualche
spicciolo…per il mezzo pollo,sa..”
“Ah, sì, fa lui, ma non importa, non fa nulla..”
“Ma.. quanto le manca?”
“Novanta centesimi”.
“Senta, io li ho, non stia ad andare a casa a prenderli….li
prenda, veramente!”, e intanto
gli sporgo un euro.
Non so come fare a dirgli che voglio mettere la piccola differenza senza
offenderlo. Il ragazzo non è un accattone, non è un rompiscatole, sembra solo un po’ spaesato, sperso, e mi
viene il magone al pensiero che per pochi centesimi dovrà rinunciare al suo
mezzo pollo arrosto. Forse perchè penso a Gabriele, se rimanesse per un soffio senza il suo pollo, e la cosa mi sembra più insopportabile di ogni altra umana sciagura.
“Ah,… ma… allora, la ringrazio tanto. Davvero, è stata
gentile..!", mi dice lui.
Non faccio in tempo a rispondere con i convenevoli di rito a
base di mano, masifiguri, machevuolchesia, che lui mi guarda, prende il suo
prezioso pacchetto di asparagi e me lo porge: “Vuole due asparagi? Li prenda,
veramente”. Me li offre con tutto il cuore, si vede.
“No no, grazie, veramente, non si preoccupi”. Non sto a specificare che gli asparagi manco mi piacciono.
Il ragazzo ordina il suo pollo, tutto contento, mi ringrazia
ancora e se ne va.
E io sono contenta, con o senza asparagi: oggi, grazie a pochi cents, il ragazzo col sorriso potrà mangiarsi in santa pace il suo mezzo pollo, e io sono stata parte di questo lieto evento!
A volte, si è semplicemente nel posto giusto e nel momento giusto.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.