venerdì 21 luglio 2017

FONDAMENTALISMO VEGANO NELLE MENSE SCOLASTICHE TORINESI



E alla fine, le minacce sono diventate realtà.
E a farne le spese per primi, come sempre, sono i più deboli, che in questo caso sono rappresentati dai piccoli fruitori delle mense scolastiche torinesi.
A loro, per un giorno al mese solo per iniziare, saranno categoricamente proibiti noti cibi killer quali polli arrosto e patatine fritte, polpettine al sugo e polentine con formaggio, già tristemente famosi per aver spedito al Creatore battaglioni di pargoli affamati.
Per un giorno al mese, i piccoli alunni saranno infatti costretti per pranzo a  cibarsi esclusivamente di minestrone di cavolo nero e insalatina di carote, lenticchie in umido e fagioli in insalata. Una vera festa, per loro, nonché il giusto  nutrimento dopo cinque lunghe ore di lezione.
D’altronde, Chiara Appendino, il sindaco cinque stelle del capolougo sabaudo, era stata chiarissima quando, all’inizio del suo mandato, aveva inserito nel programma di governo la promozione di Torino come città “vegan friendly”, facendo subito infuriare orde di macellai timorosi di perdere il lavoro così come di vecchi torinesi affezionati agli agnolotti al sugo d’arrosto e ai bolliti misti.
Dopo aver fatto quindi fatto parziale dietrofront  di fronte ai più coriacei macellai, l’Amministrazione torinese pentastellata  ha pensato bene di tornare alla carica con il suo programma vegan-salutistico con soggetti meno ostici e problematici, ovvero i bambini, trovando inoltre anche una provvidenziale sponda in legioni di mamme informate, desiderose di nutrire i loro pargoli secondo i più moderni dettami della moda dell’alimentazione, in linea con autoproclamatisi “scienziati” nutrizionisti dai piedi scalzi o secondo le più aggiornate teorie dell’alimentazione lette nell’attesa della piega settimanale su Chi, Vero Cucina oppure su Facebook.
L’unica eccezione rispetto al ferreo e salutare menù vegano sarà rappresentata dal formaggio: ai 25.000 piccoli fruitori delle mense torinesi, l’Amministrazione Comunale permetterà ancora – bontà sua – di insaporire la pastasciutta al ragù (di verdure, ovviamente) con una grattugiata di Parmigiano Reggiano, unica consolazione per i piccoli affamati tra un mesto piatto di zucchine in umido e una triste insalata di carote.

Una piccola gioia di origine animale, di fronte a tanto fondamentalismo vegano.

giovedì 20 luglio 2017

FATTO IN CASA DA BENEDETTA: L'ABBIAMO PERSA...





E così, Benedetta, ci sei cascata pure tu.  Pure tu vuoi  fare l’influencer.  E dillo, dai.
Dillo che pure tu hai ceduto al fascino dell’influenzatore seriale, tu, che con le tue ricette firmate “Fatto in casa da Benedetta” ci avevi insegnato che un mondo  diverso, senza xantana e planetarie ma fatto ancora di farina e di frullini può ancora esistere dignitosamente.
Tu, che con le tua faccia rassicurante e le tue torte casalinghe rigorosamente infornate in normalissimi  - e forse un po’ volutamente retrò   - stampi in alluminio rotondi, invece che a forma di Torre Eiffel o di razzo ovoidale, ci hai ri-abitutati alla normalità in cucina senza la smania di dover eccellere o credersi tutti dei novelli Scabin o Montersino del focolare domestico.
Tu, che una pubblicità  occulta a un prodotto manco morta, anzi, che ricopri le confezioni dei prodotti che usi nei tuoi video con delle spartane etichette home made per nascondere la marca; tu, insomma, così ruspante e fuori dagli schemi.
Che bisogno avevi di farlo?
Che bisogno avevi pure tu di cascare nella voragine degli influencer, che con la scusa di condividere scenette di vita vissuta intasano il web con scatti dei loro pargoli, dei loro cani, dei loro piedi nudi e dei loro denti  infilandoci dentro, con estrema nonchalance, una pubblicità dei surgelati qui e una delle pappe per bambini là?
Eppure ci sei cascata pure tu, e la bucolica immagine del tuo grande cagnone che appoggia il suo muso serafico sul tuo vezzoso grembiulino ricamato, ne è la dimostrazione: anche tu vuoi fare l’influencer, anche tu vuoi cominciare a deliziarci con attimi di vita quotidiana, come la più scaltra delle blogger d’assalto alla ricerca affannosa di pubblico e di click.
Ma tu, Benedetta, che bisogno ne avevi? Eri l’unica a resistere con la tua immagine mite e rassicurante mentre con gioia ti gustavi, alla fine di ogni filmato, il frutto delle tue fatiche, e ora invece ci vieni a tediare con attimi del tuo vissuto quotidiano di cui, sinceramente, potremmo fare tranquillamente a meno.
Oltretutto,  perché proprio quell’immagine, perchè fare scaltramente adagiare il muso del tuo amico peloso proprio sul grembiulino da cucina?
Davvero non sospettavi che qualche “fanatico dell’igiene” -  quell’igiene che una volta era un principio indiscutibile in cucina,  e ora solo vezzo per vecchie carampane -  non avrebbe puntualizzato che sì, belli i cani, bravi i cani, ma tutti con quell’insopprimibile istinto di annusare allegramente con il muso il  didietro e le deiezioni corporali dei loro simili, proprio quello stesso muso che poi appoggiano su quel grembiule da cucina dove poi ti pulisci le mani mentre prepari il tiramisù?  
Davvero non prevedevi che poi  sarebbero seguiti una sfilza di commenti, centinaia, migliaia, in difesa delle povere bestie accompagnati dal solito, vecchio ritornello che recita che ad essere sporchi, beceri, zozzoni e degni di dispregio sono gli uomini e non certo  i cani?
Davvero, Benedetta?
Bene, se hai scelto vai, vai per la tua strada di influencer e non ti girare indietro verso di noi, nostalgici fuori moda. Va’, e sii felice.
Una cosa, però, lasciacela dire: di Benedetta, così semplice e rassicurante, ce n’era solo una. Di Chiara Maci, invece, una è già abbastanza.


mercoledì 19 luglio 2017

MA TU GUARDA IL CASO: I POST FOTOCOPIA CHE CIRCOLANO IN RETE. Episodio 3: come pulire la vostra cucina





Prosegue la saga dei post “ma guarda tu il caso”, post che la sottoscritta ha avuto l’onore di scrivere per Dissapore e che poi, guarda caso, ricompaiono pochi giorni dopo praticamente uguali su altre riviste di cibo.
Questa volta si tratta di un articolo di igiene domestica, sul tipo di nonna papera o anche sul modello dei vecchi ricettari di una volta, che insieme alle ricette consigliavano a casalinghe e massaie come levare al meglio le macchie da mobili e indumenti. 
Il post ha preso spunto da un articolo,  in lingua inglese, comparso su Bon Appetit, e che la sottoscritta, come sempre, ha cercato di riportare non semplicemente come becera traduzione ma cercando di metterci un minimo di personalità, qualche nota di colore qui e là, giusto per dare un po' di tono.
Bene, il post è comparso originariamente su  Dissapore in data 9 luglio per poi ricomparire, in data 17 luglio, in un’altra rivista di cucina, la stessa a cui tra l'altro è dedicato anche il secondo episodio di questa fortunata serie e relativo alla carbonara “sbagliata” di Nigella Lawson. 
Come al solito, le “similitudini” di cui il caso ha voluto disseminare i due post sono evidenziate in rosso, ma ciò che più è interessante è la frase di chiusura finale, dove la sottoscritta consigliava, dopo tanto lavoro, di concedersi un bel bicchiere di acqua fresca e soprattutto pulita, se ci si fosse presi la briga di pulire il dispensare dell’acqua. 
Frase riportata praticamente uguale nel post-fotocopia. 
Eh, guarda tu il caso....;-)
Nota: come al solito, in rosso sono evidenziate le "similitudini", mentre in corsivo sono le parti simili ma in quanto derivanti dalla traduzione dell'articolo originale. Inoltre, il sito che ha pubblicato il post - fotocopia, è stato rinominato "ma tu guarda il caso": nessun nome più adatto...

1) Dissapore, come pulire i posti più sporchi, 9 luglio 2017

Pulite con regolarità il forno a microonde, lavate coscienziosamente i piatti, quando non usate la lavastoviglie, e le vostre tovaglie sono candide come la neve. E pensate, come la maggior parte di noi, che tutto ciò sia sufficiente a fare della vostra cucina un luogo pulito e immacolato che manco quella di Mastrolindo in persona.
Ma da quanto tempo non pulite l’interno della lavastoviglie, “tanto ci circola sempre l’acqua e quindi è sempre pulita”? Da quanti anni non vi prendete la briga di controllare sotto il frigo e sotto il forno, o magari all’interno del ceppo dei coltelli in bella mostra sulla tovaglia candida? Con un’occhiata più approfondita, potreste purtroppo scoprire che la vostra cucina non è quel luogo lindo e immacolato che dovrebbe essere. Come fare allora, per rimediare a un lungo periodo di incuria e mancate pulizie?Basterà seguire i consigli di Becky Rapinchuk, fondatrice del blog Clean Mama, riferiti dalla rivista Bon Appétit, per combatterete lo sporco nei posti più impensati della vostra cucina. Come questi.

Scarico del lavello otturato o maleodorante
Per quanto siate attrezzati con quei tappi salva-lavello che non permettono ai residui dei cibi di andare giù per lo scarico, qualcosa riesce comunque sempre a infilarsi: basta annusare i gradevoli effluvi che salgono su colpendovi a morte ogni volta che abbassate la testa sul lavandino.Per rimediare, basterà mescolare dentro una tazza del bicarbonato di sodio e del succo di limone in parti uguali, versare tutto nello scarico e lasciare agire per almeno 5 minuti. Fate poi scorrere l’acqua fredda, e un buon profumo di pulito si spanderà per la vostra cucina, mettendo fine alle zaffate maleodoranti cui eravate rassegnati.
Lavastoviglie
No, le lavastoviglie non sono “sempre pulite”, anzi. Ma, fortunatamente, sono anche facili da pulire. Basta versare una tazza di aceto sul fondo della macchina e avviare un ciclo a vuoto, senza piatti: l’aceto scioglierà ogni incrostazione presente all’interno.
Per le incrostazioni più resistenti, invece, soprattutto quelle sugli ugelli spruzzanti, togliete ogni residuo di sporco usando uno stuzzicadenti.Se la lavastoviglie è dotata di filtro, non dimenticate di pulirlo periodicamente, togliendolo dalla sede e strofinandolo con un vecchio spazzolino prima di rimetterlo a posto.Pulire per bene la lavastoviglie servirà a migliorarne l’efficienza e prolungare la durata.

Ceppo dei coltelli
Avete sempre tagliato il pane e rimesso il coltello nel ceppo senza neppure lavarlo. Tanto il pane è pulito, no? Intanto, però, giorno dopo giorno, le briciole hanno preso fisa dimora sul fondo del ceppo, formando uno spesso strato di sporcizia.Per pulire il ceppo, basterà, ovviamente, togliere i coltelli, prenderlo e rovesciarlo sopra il lavandino, scrollandolo bene per far uscire tutte le briciole.Poi, un pezzetto di panno-carta intriso di aceto bianco e arrotolato su un coltello saranno utilissimi per raggiungere gli angoli più incrostati. L’esterno, invece, lavato con acqua e sapone, andrà asciugato subito, soprattutto se in legno.
Ante dei pensili e battiscopa
A un’occhiata superficiale, i pensili della vostra cucina non sembreranno certo gridare pietà come quelli di alcune pubblicità in TV. Invece sono sporchi, molto sporchi, anche se non si vede: provate a passarci sopra una tovaglietta di carta inumidita, e vedrete quanta sporcizia riuscirete a raccogliere!Per pulirli alla perfezione, utilizzate un panno in microfibra intriso di una soluzione composta da acqua e sapone di Marsiglia, che è efficace ma anche abbastanza dolce per pulire le superfici delicatamente.Potrete usare la stessa soluzione anche per i battiscopa e per le credenze. Sì, anche all’interno, già che ci siete.
Lo sporco “sotto”.
Oltre agli spari sopra, c’è anche lo sporco sotto. Per quanto non sempre visibile, infatti, lo sporco si annida anche sotto frigorifero, forni e lavastoviglie. Ovviamente è buona cosa pulire con cura anche quegli spazi. Peccato che non sempre sia così piacevole mettersi a spostare frigo e forno.Meglio allora dotarsi di uno strumento apposito, anche fatto in casa, come un lungo coltello ricoperto con un panno, magari in microfibra, da passare sotto i vostri elettrodomestici. La sporcizia verrà via senza problemi, e senza bisogno di affaticarsi a spostare nulla.E ora, finalmente, dopo tutte queste pulizie, potrete concedervi un rinfrancante bicchierone di acqua dissetante, fresca e, soprattutto, pulita: ovviamente, se avrete pulito a dovere il dispenser del frigo.

2) "Ma tu guarda il caso", 18 luglio 2017


Siete convinti che la vostra cucina sia pulita? Anche se vi impegnate ogni giorno per mantenerla in ottime condizioni, sgrassate il forno a microonde e i fornelli e fate in modo che non ci sia nemmeno una briciola sui ripiani, ci sono alcuni punti che anche i più attenti trascurano. Qualche esempio: quanto tempo è passato da quando avete pulito le ante della credenza? E il ceppo portacoltelli?
Ecco i consigli di Becky Rapinchuk, autrice del blog Clean Mama.
1. Scarico del lavello. Anche se avete il filtro di metallo che trattiene i pezzi di cibo e fa in modo che non blocchino il lavello, molti residui finiscono comunque nello scarico. Per pulirlo scarico senza chiamare un idraulico, e in modo naturale, Rapinchuk suggerisce di mescolare ¼ di bicchiere di bicarbonato e di ¼ di tazza di succo di limone, e versare il composto nello scarico, lasciandolo agire per almeno cinque minuti. Poi lasciate scorrere dell’acqua fredda: il lavello tornerà a odorare di fresco e sarà ripulito da tutti i residui di cibo.
 2. Lavastoviglie. Fortunatamente, sono facili da pulire. Versate una tazza di aceto sulla base della lavastoviglie (all’interno, dove ci sono le cremagliere, e non sulla porta) e eseguite un ciclo di lavaggio a vuoto, senza piatti. L’aceto elimina eventuali depositi minerali che potrebbero essersi accumulati. Estraete anche il filtro, pulitelo con un pennello morbido, risciacquatelo e rimettetelo al suo posto. Un po’ di manutenzione alla lavastoviglie la manterrà più efficiente e la farà durare più a lungo.

3. Ceppo dei coltelliVi capita di tagliare il pane e rimettere il coltello a posto senza lavarlo? Quelle briciole andranno pure a finire da qualche parte. Per pulire il ceppo, togliete tutti i coltelli e svuotatelo sul lavandino, scuotendolo. Poi mettete un po’ di aceto bianco su un tovagliolo di carta, avvolgetelo attorno ad un coltello e fatelo scivolare in ogni fessura. Pulite l’esterno con sapone e acqua e asciugate immediatamente, soprattutto se è il ceppo è in legno.
4. Ante. Probabilmente non vi sembrano sporche, ma ci passate un tovagliolo di carta, vedrete quanta polvere hanno raccolto. Utilizzare un panno in microfibra inumidito con un miscuglio di acqua e sapone. Potete usare questa soluzione anche per pulire l’interno.
5. Dispenser dell’acqua. Immergete una piccola spazzola nell’aceto e pulite l’interno e l’esterno dell’erogatore. Potete anche usare uno spazzolino, purché sia  pulito e nuovo. Poi, fate scorrere dell’acqua per assicurarvi che l’aceto defluisca. 

Ora versatevi un bicchiere di acqua fresca: lo meritate, dopo tanto lavoro.

MA TU GUARDA IL CASO, I POST FOTOCOPIA CHE CIRCOLANO PER IL WEB. LA CARBONARA DI NIGELLA



Prosegue la simpatica rubrica intitolata “ma tu guarda il caso”, e che raccoglie tutti le occasioni in cui, guarda tu il  caso, alcuni post scritti dalla sottoscritta per Dissapore si ritrovano, dopo un paio di giorni, ri-pubblicati a volte praticamente uguali da parte di altre testate, riviste o media.
Certo, molti di questi non sono a livello del post che si è guadagnato la palma d’oro, e qui riportato, e dove il caso ha voluto che l’ignaro articolista fosse ispirato proprio con le stesse, identiche, medesime parole della sottoscritta, ma ad una attenta lettura si nota comunque come il caso ci abbia comunque messo anche qui lo zampino, facendo registrare delle curiose uguaglianze
Tra l’altro, è vero che molti di questi post riguardano articoli di riviste straniere, per lo più americane o inglesi, ma è anche vero che nel tradurle la sottoscritta ha anche cercato di dare un’impronta personale, una nota distintiva che, guarda caso, è poi stata ritrovata anche negli articoli di altre riviste. Eh, il caso, questo dispettoso…
Ad ogni modo ecco il secondo episodio della telenovela sui post fotocopia, e che rigurda il recente episodio della ricetta di carbonara pubblicata da Nigella Lawson. Su Dissapore è comparso il 6 luglio, e 2 giorni dopo, l’8 luglio, è comparso su un'altra nota rivista di cibo.
 Non solo Nigella viene definita in entrambi i casi “dea dei focolari”, ma addirittura l’elenco delle sviste riportate nella ricetta della cuoca inglese sono praticamente le stesse ed  elencate nel medesimo ordine in entrambi i post, persino lasciando inalterati i nomi degli ingredienti come Parmesan quando si è deciso di non tradurli con il corrispondete italiano “Parmigiano” o quando si nota, in modo del tutto personale, che la panna non dovrebbe essere necessaria per aggiungere cremosità alla preparazione, cremosità che dovrebbe essere garantita solo da un magistrale connubio tra uova e formaggio.

Post Dissapore, 6 luglio 2017
“Nigella, sei una donna meravigliosa, ma le tue ricette sono la MORTE della cucina italiana, davvero. Niente panna nella carbonara, MAI, solamente uova”

Come dar torto alla lettrice che ha commentato la versione rivisitata e (s)corretta della carbonara da parte di Nigella Lawson, cuoca tv, dea dei focolari inglesi e icona curvilinea per antonomasia?

Ma magari fosse solo per la panna.
Certo, un errore soltanto da matita blu che, ammettiamolo, alcuni di noi commettono ogni giorno per dare quel tocco di cremosità in più alla carbonara che invece, dovrebbe essere il risultato di un semplice, ma magistralmente eseguito, connubio tra uova e formaggio.
Nigella, invece, nella sua allucinata versione del piatto romano, oltre alla panna riesce a ficcare la pancetta al posto del più ortodosso guanciale, e pure un goccio di vino bianco, o perché no vermouth, giusto per gradire.
Ma panna, vino, vermouth e pancetta a parte, Nigella commette anche un altro errore: tralascia infatti del tutto il pecorino, rimpiazzato dal più popolare, almeno nella terra di Albione, “Parmesan”.
Ignominie che hanno provocato una sfilza di commenti negativi, alcuni pacati, come quello della lettrice che scrive “è una tua ricetta, non è la carbonara. Niente vino, niente panna, soltanto uova nella vera carbonara italiana”.
Altri più coloriti, che indicano come la bella Nigella, al pari di altri suoi colleghi inglesi, in Italia potrebbe al massimo lavare i piatti.
A Nigella non manca comunque il sostegno dei fan, che scrivono, ad esempio:
“Non dar retta a questi idioti: la panna dona più cremosità alla carbonara, io la aggiungo sempre. Gli italiani fanno tanto i pignoli sulle loro ricette, e non amano le sperimentazioni culinarie; ma è un vero peccato, perché alla fine continuano a mangiare le stesse cose, sempre e sempre. E si prendono troppo sul serio”.
Capito, Nigella? Ci prendiamo sul serio. Soprattutto quando si parla di carbonara.

Post "ma tu guarda il caso", 8 luglio 2017

La guru inglese della cucina è fortissima in molte ricette, ma ha delle idee alquanto bizzarre circa la carbonara. Ecco la ricetta dello scandalo
Nigella Lawson la giornalista e conduttrice televisiva inglese incoronata a dea del focolare domestico, questa volta l’ha combinata grossa. In uno dei suoi recenti post ha infatti proposto la ricetta della carbonara facendo infuriare italiani e foodie di tutto il mondo
 Eravamo pronti a perdonarle l’uso della pancetta anziché del tradizionale (e più adeguato) guanciale: del resto reperirlo all’estero potrebbe non essere immediato e Nigella è nota per proporre ricette semplici, adatte a essere preparate anche dai cuochi meno esperti. Notiamo con orrore che l’alternativa proposta alla pancetta è il lardo, meglio proseguire!
Ma la panna? Era necessario inserire la panna nella ricetta? No. La risposta in coro del web (e non) è no. La cremosità della pasta data dal giusto equilibro tra uovo, formaggio e magari una cucchiaiata di acqua di cottura, non ha niente a che vedere con la panna e pensare di ottenerla aggiungendo un ingrediente così grasso e corposo è un’ingenuità.
Oltre a non comparire in nessuna delle versioni della ricetta originale infatti, la panna modifica il sapore della carbonara fino a confondere i piacevoli contrasti regalati da uova, guanciale, grana, pecorino e pepe in una crema che ha poco a che vedere con la preparazione romana.
Ma gli errori non finiscono qui. Oltre a confondere pancetta e guanciale e suggerire di utilizzare la panna, Nigella consiglia di aggiungere alla ricetta un po’ di vino o addirittura vermouth. Siamo all’oscuro delle eventuali ragioni che l’abbiano portata a suggerire di sfumare vino o vermouth sulla pancetta che si rosola, ma è inutile dire che l’unico risultato potrebbe essere un’alterazione del gusto della preparazione. Ma le dimenticanze e le fantasie di Nigella non finiscono qui: dov’è il pecorino? Suggerire semplicemente “Parmesan” è un’imperdonabile semplificazione che allontana il piatto sempre di più dai sapori tradizionali romani.
Per concludere nella ricetta non si fa menzione di tuorli, ma è bene ricordare che sono l’unica parte delle uova da utilizzare nella ricetta.

E allora per non fare come Nigella, ecco un articolo nel quale abbiamo spiegato i segreti della ricetta.

lunedì 17 luglio 2017

LA PIZZA CON L'ANANAS: LA TRAGEDIA DI GORDON RAMSAY



"Una tragedia tutta italiana"?
Ma manco per sogno, caro Gordon Ramsay! 
La tragedia non è per nulla italiana, anzi, a voler essere precisi, la tragedia, ancor peggio delle cucine da incubo di cui a volte ti tocca occuparti,  stavolta è proprio tutta tua: noi italiani infatti ce ne stiamo bene alla larga dalle pizze con ananas, lamponi, mirtilli o avocado in purè.
Ok, certo, lo sappiamo bene che pure tu, da quel palato fino che sei, avresti fatto volentieri  a meno di mangiarti la disgustosa pizza hawaiana, ovvero una pizza condita con ananas sciroppato e a volte, giusto per non farsi mancare nulla, impreziosita pure con l’aggiunta di prosciutto cotto e ormai universalmente adottata come simbolo del pessimo gusto imperante negli onnivori USA.
Ma stavolta ne valeva la pena, e la causa era veramente meritevole: a fronte di un minimo di 500 donazioni raccolte per un ospedale pediatrico, hai infatti promesso solennemente che ti saresti scofanato una bella pizza con ananas in diretta video.
E poi, il destino cinico e baro ha voluto che il tutto sia andato a buon fine, le donazioni siano state raccolte e tu ti sia dovuto ingollare la pizza all’ananas, definendola appunto una schifezza, “una tragedia tutta italiana”, a tal punto che neanche gli sciacqui con il colluttorio sono riusciti a dare sollievo alle tue martoriate papille gustative.
Ma, caro Ramsay, sappi che da noi, in Italia, la pizza hawaiana non ha (per fortuna) ancora preso piede, e le nostre più ardite sperimentazioni in tema di pizza si spingono a malapena alla pizza con il  pesto, e a volte con il ragù.
E poi, sinceramente, in fondo la pizza con l’ananas sciroppato -  diciamo la verità -  è ormai fin troppo umiliata e mortificata: che dire allora delle nuove pizze farcite che si affacciano all’orizzonte,  condite con un tripudio di cavallette fritte o anche di nauseabondi marshmallows? Che sarà mai, al loro confronto, una semplice pizza con un po’ di ananas spiaccicato sopra?
La pizza con gli scorpioni arrosto, quella sì che sarebbe stata la vera sfida, degna di un vero guerriero da cucine da incubo. Lì sì che si sarebbe potuta ammirare la dura tempra di un vero combattente.
E puoi star certo che, per la curiosità di vederti addentare una pizza riccamente condita con  golosi scorpioni o pasciuti  aracnidi,  le donazioni avrebbero raggiunto cifre ben più elevate rispetto a quelle fatte registrare da una innocua pizza all’ananas.

Che dici, ci fai un pensierino? In fondo, se ce l’ha fatta Angelina Jolie -  che di ragni e scorpioni se ne fa grandi scorpacciate -  ce la puoi fare pure tu, no?

martedì 11 luglio 2017

MA TU GUARDA IL CASO! Storie di post fotocopia che circolano per la rete..



Voglio oggi inaugurare una gradevolissima rubrica dal titolo “Ma guarda tu il caso”.
Proprio così, “Ma guarda tu il caso”. 
Si tratta in sostanza di uno spazio dedicato dove paragono alcuni post “miei”, scritti per Dissapore, con alcuni altri post che – toh, guarda caso – nel giro di uno o due giorni escono su altre autorevoli testate specializzate in cibo non solo con le medesime parole, frasi o periodi interi, ma addirittura con gli stessi errori. 
Che combinazione, eh? 
La cosa costituisce per me un gradevolissimo passatempo, nonchè fonte di somma gratificazione, e visto che in questo periodo estivo la cosa sta diventando molto divertente, ho deciso di riassumere tutti i post simili  in questa rubrica, dove volta per volta segnalerò queste singolari coincidenze.
La palma d’oro delle coincidenze per ora è sicuramente quella relativa a un recente articolo di Dissapore,  datato 23 giugno e che potrete visionare qui,  in cui si parla delle regole per mangiare fuori dettate da Gordon Ramsay, riprese da un post del Guardian.
Bene, caso vuole che lo stesso articolo sia poi comparso dopo pochissimi giorni, ovvero il 30 giugno, in un altro noto sito di cibo, visionabile qui, con uguaglianze non solo nella semplice traduzione ma anche nelle aggiunte personali, coincidenza tanto singolare quanto sorprendente.
Coincidenze che vi riporto qui di seguito, evidenziate in rosso, di modo che tutti voi possiate farvi un'idea di come il caso, oppure il destino, come disse Abatantuono a Fantozzi nell'indimentbile scena dello sfilatino, possa essere a volte  "beffarTo" e giocare tiri mancini a dei poveri articolisti senza colpa.
Buona lettura.

Nota: il sito in cui il caso, oppure il destino è stato beffarTo, facendo riportare all'ignaro cronista le stesse parole del post di Dissapore, è chiamato di seguito, per umana compassione,  "Guarda tu il caso" invece che con il nome esatto.

Caso n. 1

Dissapore:
Vai fuori a pranzo, non a cena
Regola perfetta per i locali che offrono menù a prezzo fisso di buon livello o “light lunch” a costi comunque convenienti. E’ anche un metodo infallibile per provare i piatti degli chef stellati senza sentirsi costretti ad abbinarci una costosa bottiglia di vino.

Guarda tu il caso:
Mangiate fuori a pranzo, non a cena. È una regola utile da spendere soprattutto nei locali con menu fisso, specie se di buon livello. Al momento del conto, un buon pranzo verrà fuori a prezzi comunque convenienti. È un metodo infallibile per provare i piatti stellati senza costringersi ad abbinarci un vino costoso.

La somiglianza è palese, e anche se si tratta in fondo di una traduzione è anche vero che la lingua italiana è ricca di aggettivi e  termini che possono essere utilizzati in modo proprio, eppure, guarda caso, alla fine usiamo tutti sempre gli stessi. Che combinazione..

 Caso n. 2

Dissapore:
Mangia qualcosa prima di uscire
Perché, come abbiamo spesso sentito dire da Cracco e simili negli show televisivi, nessuno è in grado di giudicare equamente la bontà di un piatto se è troppo affamato.
E soprattutto perché consumando uno spuntino leggero –ovviamente non un’abbuffata– un’oretta prima del pasto, eviterete poi, una volta arrivati a destinazione, di buttarvi senza ritegno su pane e grissini, col risultato di essere poi irrimediabilmente sazi già molto prima che vi vengano servite le portate principali.

Guarda tu il caso:
Sgranocchiate qualcosa, prima di uscire. 
Nessuno può giudicare bene un piatto se è troppo affamato. Mangiando qualcosa un’ora prima del pasto, eviterete di ingozzarvi di pane e grissini, per poi ritrovarvi già molto sazi prima di veder arrivare le portate principali.

E qui la cosa si fa più imbarazzante. Infatti, il concetto del “nessuno può giudicar un piatto se troppo affamato” non era nella notizia originale del Guardian, ma è una mia precisa aggiunta. Strano che anche il redattore dell’altro sito abbia avuto la stessa idea. Ma ancor più strano è per l’altro paragone, quello del buttarsi senza ritegno, sostituito con "ingozzarsi", su pane e grissini, altra mia aggiunta non presente nel testo originario. Ma guarda tu il caso..
Ma continuiamo

Caso n. 3

Dissapore:
Osservate bene i bagni
Vecchia regola ma sempre valida: vuoi sapere come è veramente un ristorante? Allora guarda in che stato si trovano i bagni, se sono puliti oppure se sembrano un campo di battaglia.
L’igiene, in un ristorante, è l’ingrediente primario, che viene ancor prima anche del cibo stesso. E i bagni, vi possono raccontare molto sul ristorante in cui state per passare la vostra serata.

Guarda tu il caso:
Per giudicare un locale, guardate bene i bagni.
È una vecchia regola, ma sempre efficace: il livello di pulizia di un ristorante passa sempre, prima di tutto, dalle toilette. Se sono pulite, tanto vale rimanere. Se sembrano quelle di una stazione, meglio invece salutare.

Beh, anche il concetto della vecchia regola ma sempre valida non  era presente nella notizia originale, così come il “campo di battaglia”, o stazione. Ma che casi fastidiosi…

Caso n. 4

Dissapore:
Fidati di chi ne sa più di te
Soprattutto in fatto di vini. Per il sommelier è sempre una sfida avvincente trovare il vino giusto per il tuo piatto facendoti spendere meno di 45 euro.

Ma tu guarda il caso:
Fidatevi di chi ne sa più di voi.
Soprattutto se vi parla di vini. Per il sommelier è sempre una sfida avvincente trovare il vino giusto per il vostro piatto facendovi spendere meno di 45 euro.

Qui il caso si è veramente divertito…totalmente. Stendiamo un velo pietoso, povero caso senza idee..

Caso n. 5

Dissapore:
Fai subito le tue rimostranze
Reclama, lamentati e lamentati ancora. Ma subito, però! Se il tavolo traballa peggio di una lavatrice mentre sta centrifugando o se il vino è scadente, dillo, non esitare.
Un ristoratore preferisce di gran lunga che lo informiate subito di cosa è andato storto –e magari cercherà anche di rimediare con un dolce gratis, offrendovi un calice di vino o rimborsandovi del denaro- –  piuttosto che avere un cliente che paga senza fiatare per poi correre a casa a postare una recensione al veleno su TripAdvisor.

Guarda tu il caso:
Lamentatevi. Subito. Se c’è qualcosa che non va, ditelo chiaramente, non aspettate di tornare a casa. Il ristoratore preferisce sapere subito se qualcosa va storto, sia nel caso di un problema logistico, sia nel caso di un intoppo momentaneo. Probabilmente, per rimediare, offrirà qualcosa, ma preferirà sempre questa soluzione al ritrovarsi, poche ore o qualche giorno dopo, una recensione al vetriolo su TripAdvisor o altrove.

Eh, sì, il "reclama, lamentati e lamentati ancora. Ma subito però!" pare sia piaciuto molto, al caso...

Caso n. 6: il più beffarTo!

Certo, come evidenziato sopra, in questo articolo il caso pare proprio essersi accanito ma…il bello deve ancora venire: infatti, i consigli non sono di Gordon Ramsay, come erroneamente, a causa di un refuso,  avevo riportato nel post: gli unici consigli di Ramsay riportai dal Guardian infatti comprendevano solo quelli di contrattare sempre sul prezzo del vino e  tenersi alla larga dalle specialità della casa: gli altri sono quelli aggiunti dal critico del Guardian, come avevo  poi subito chiarito nei commenti al mio post.
Ma evidentemtne, l’articolosta del sito concorrente non ha letto i commenti, riportando paro paro pure il mio refuso.
Ma guarda tu questo caso non solo beffarTo ma pure disattento....pure gli errori, riesce a copiare!