martedì 11 luglio 2017

MA TU GUARDA IL CASO! Storie di post fotocopia che circolano per la rete..



Voglio oggi inaugurare una gradevolissima rubrica dal titolo “Ma guarda tu il caso”.
Proprio così, “Ma guarda tu il caso”. 
Si tratta in sostanza di uno spazio dedicato dove paragono alcuni post “miei”, scritti per Dissapore, con alcuni altri post che – toh, guarda caso – nel giro di uno o due giorni escono su altre autorevoli testate specializzate in cibo non solo con le medesime parole, frasi o periodi interi, ma addirittura con gli stessi errori. 
Che combinazione, eh? 
La cosa costituisce per me un gradevolissimo passatempo, nonchè fonte di somma gratificazione, e visto che in questo periodo estivo la cosa sta diventando molto divertente, ho deciso di riassumere tutti i post simili  in questa rubrica, dove volta per volta segnalerò queste singolari coincidenze.
La palma d’oro delle coincidenze per ora è sicuramente quella relativa a un recente articolo di Dissapore,  datato 23 giugno e che potrete visionare qui,  in cui si parla delle regole per mangiare fuori dettate da Gordon Ramsay, riprese da un post del Guardian.
Bene, caso vuole che lo stesso articolo sia poi comparso dopo pochissimi giorni, ovvero il 30 giugno, in un altro noto sito di cibo, visionabile qui, con uguaglianze non solo nella semplice traduzione ma anche nelle aggiunte personali, coincidenza tanto singolare quanto sorprendente.
Coincidenze che vi riporto qui di seguito, evidenziate in rosso, di modo che tutti voi possiate farvi un'idea di come il caso, oppure il destino, come disse Abatantuono a Fantozzi nell'indimentbile scena dello sfilatino, possa essere a volte  "beffarTo" e giocare tiri mancini a dei poveri articolisti senza colpa.
Buona lettura.

Nota: il sito in cui il caso, oppure il destino è stato beffarTo, facendo riportare all'ignaro cronista le stesse parole del post di Dissapore, è chiamato di seguito, per umana compassione,  "Guarda tu il caso" invece che con il nome esatto.

Caso n. 1

Dissapore:
Vai fuori a pranzo, non a cena
Regola perfetta per i locali che offrono menù a prezzo fisso di buon livello o “light lunch” a costi comunque convenienti. E’ anche un metodo infallibile per provare i piatti degli chef stellati senza sentirsi costretti ad abbinarci una costosa bottiglia di vino.

Guarda tu il caso:
Mangiate fuori a pranzo, non a cena. È una regola utile da spendere soprattutto nei locali con menu fisso, specie se di buon livello. Al momento del conto, un buon pranzo verrà fuori a prezzi comunque convenienti. È un metodo infallibile per provare i piatti stellati senza costringersi ad abbinarci un vino costoso.

La somiglianza è palese, e anche se si tratta in fondo di una traduzione è anche vero che la lingua italiana è ricca di aggettivi e  termini che possono essere utilizzati in modo proprio, eppure, guarda caso, alla fine usiamo tutti sempre gli stessi. Che combinazione..

 Caso n. 2

Dissapore:
Mangia qualcosa prima di uscire
Perché, come abbiamo spesso sentito dire da Cracco e simili negli show televisivi, nessuno è in grado di giudicare equamente la bontà di un piatto se è troppo affamato.
E soprattutto perché consumando uno spuntino leggero –ovviamente non un’abbuffata– un’oretta prima del pasto, eviterete poi, una volta arrivati a destinazione, di buttarvi senza ritegno su pane e grissini, col risultato di essere poi irrimediabilmente sazi già molto prima che vi vengano servite le portate principali.

Guarda tu il caso:
Sgranocchiate qualcosa, prima di uscire. 
Nessuno può giudicare bene un piatto se è troppo affamato. Mangiando qualcosa un’ora prima del pasto, eviterete di ingozzarvi di pane e grissini, per poi ritrovarvi già molto sazi prima di veder arrivare le portate principali.

E qui la cosa si fa più imbarazzante. Infatti, il concetto del “nessuno può giudicar un piatto se troppo affamato” non era nella notizia originale del Guardian, ma è una mia precisa aggiunta. Strano che anche il redattore dell’altro sito abbia avuto la stessa idea. Ma ancor più strano è per l’altro paragone, quello del buttarsi senza ritegno, sostituito con "ingozzarsi", su pane e grissini, altra mia aggiunta non presente nel testo originario. Ma guarda tu il caso..
Ma continuiamo

Caso n. 3

Dissapore:
Osservate bene i bagni
Vecchia regola ma sempre valida: vuoi sapere come è veramente un ristorante? Allora guarda in che stato si trovano i bagni, se sono puliti oppure se sembrano un campo di battaglia.
L’igiene, in un ristorante, è l’ingrediente primario, che viene ancor prima anche del cibo stesso. E i bagni, vi possono raccontare molto sul ristorante in cui state per passare la vostra serata.

Guarda tu il caso:
Per giudicare un locale, guardate bene i bagni.
È una vecchia regola, ma sempre efficace: il livello di pulizia di un ristorante passa sempre, prima di tutto, dalle toilette. Se sono pulite, tanto vale rimanere. Se sembrano quelle di una stazione, meglio invece salutare.

Beh, anche il concetto della vecchia regola ma sempre valida non  era presente nella notizia originale, così come il “campo di battaglia”, o stazione. Ma che casi fastidiosi…

Caso n. 4

Dissapore:
Fidati di chi ne sa più di te
Soprattutto in fatto di vini. Per il sommelier è sempre una sfida avvincente trovare il vino giusto per il tuo piatto facendoti spendere meno di 45 euro.

Ma tu guarda il caso:
Fidatevi di chi ne sa più di voi.
Soprattutto se vi parla di vini. Per il sommelier è sempre una sfida avvincente trovare il vino giusto per il vostro piatto facendovi spendere meno di 45 euro.

Qui il caso si è veramente divertito…totalmente. Stendiamo un velo pietoso, povero caso senza idee..

Caso n. 5

Dissapore:
Fai subito le tue rimostranze
Reclama, lamentati e lamentati ancora. Ma subito, però! Se il tavolo traballa peggio di una lavatrice mentre sta centrifugando o se il vino è scadente, dillo, non esitare.
Un ristoratore preferisce di gran lunga che lo informiate subito di cosa è andato storto –e magari cercherà anche di rimediare con un dolce gratis, offrendovi un calice di vino o rimborsandovi del denaro- –  piuttosto che avere un cliente che paga senza fiatare per poi correre a casa a postare una recensione al veleno su TripAdvisor.

Guarda tu il caso:
Lamentatevi. Subito. Se c’è qualcosa che non va, ditelo chiaramente, non aspettate di tornare a casa. Il ristoratore preferisce sapere subito se qualcosa va storto, sia nel caso di un problema logistico, sia nel caso di un intoppo momentaneo. Probabilmente, per rimediare, offrirà qualcosa, ma preferirà sempre questa soluzione al ritrovarsi, poche ore o qualche giorno dopo, una recensione al vetriolo su TripAdvisor o altrove.

Eh, sì, il "reclama, lamentati e lamentati ancora. Ma subito però!" pare sia piaciuto molto, al caso...

Caso n. 6: il più beffarTo!

Certo, come evidenziato sopra, in questo articolo il caso pare proprio essersi accanito ma…il bello deve ancora venire: infatti, i consigli non sono di Gordon Ramsay, come erroneamente, a causa di un refuso,  avevo riportato nel post: gli unici consigli di Ramsay riportai dal Guardian infatti comprendevano solo quelli di contrattare sempre sul prezzo del vino e  tenersi alla larga dalle specialità della casa: gli altri sono quelli aggiunti dal critico del Guardian, come avevo  poi subito chiarito nei commenti al mio post.
Ma evidentemtne, l’articolosta del sito concorrente non ha letto i commenti, riportando paro paro pure il mio refuso.
Ma guarda tu questo caso non solo beffarTo ma pure disattento....pure gli errori, riesce a copiare!


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