sabato 23 dicembre 2017

IL POVERO CANNAVACCIUOLO PERSEGUITATO DAI NAS



Non c'è che dire, questa volta i Nas hanno davvero superato il limite!
Arrivati a tradimento nel nuovo bistrot torinese di Antonino Cannavacciuolo, ai piedi dell’esclusiva collina torinese, si sono talmente accaniti con pignoleria pretestuosa sul locale del povero giudice di Masterchef - sicuramente solo per portare a casa il risultato -  da fargli venire la voglia di andarsene, non si sa bene se da Torino o dall’Italia intera, mollare tutti gli affezionati clienti e darsi alla vita contemplativa. 
D’altronde, sono sempre più numerosi gli chef che minacciano di lasciare i patri lidi, chi per l’esito di un referendum, chi per una visita dei Nas, al punto che una sciagura simile dovrebbe essere annoverata tra i maggiori rischi del pianeta assieme ai passatempi nucleari di Kim Jong- un o ai giochi di guerra di Putin e co.
E d’altronde, il buon Cannavacciuolo ha ragione da vendere: cosa mai avranno trovato i Nas da fargli venire la voglia di andarsene dall’Italia? Mancavano gli asterischi vicino agli alimenti surgelati? E che vuoi che sia, pure nelle  trattorie più infime succede, e non si è mai lamentato nessuno. E poi, lo chef ha dichiarato che in effetti l’asterisco era sì solo al fondo del menù, e non vicino alle portate come dovrebbe essere per legge, ma è stato uno sbaglio “in buona fede”. La buona fede sana tutto, bastava una tirata d’orecchie e una reprimenda, invece sono partite le denunce per frode in commercio. Che inutile accanimento, ai danni di un povero ristoratore.
Ma tutta quella pasta surgelata, già bella pronta e condita, anche lei finita nel congelatore insieme a carpe e zucchini? Possibile che finisse pure lei, previo passaggio in forno, sulla tavola degli ignari clienti?  Assolutamente no, risponde sdegnato lo chef, quella “ce la mangiavamo noi, era un uso personale”. Uso personale, quindi perfettamente legale, principio traslato direttamente dal consumo di hashis e marijuana e applicato allo spaghetto allo scoglio. E poi “il cibo buono non si butta”, sentenzia eticissimo lo chef campano, e quindi i Nas, invece di tirar giù verbali a casaccio, avrebbero dovuto apprezzarne lo slancio ecologista e anzi, magari congratularsi con lui per la sua encomiabile iniziativa.
E che dire poi della materie prime non tracciate, o meglio non ancora registrate? “Semplicemente non sono state riscritte le schede dei singoli fornitori sui registri del ristorante. Evidentemente, negli ultimi tre giorni, nessuno ne aveva avuto ancora il tempo». Oh, ma vuoi smetterla con ‘sti cavilli burocratici che noi qui stiamo a lavorare e non abbiamo tempo da perdere, altro che stare lì a menarsela e mettersi a scrivere se il pesce viene dal mar Ligure, dal Lago Maggiore oppure dal Mekong!
Insomma, tutto un errore, tutto un qui pro quo: a fronte di queste minuscole inezie, conclude amareggiato lo chef, sarebbe bastato “avvertimento, un “non lo fare più”,  una pacca sulle spalle”.  Invece sono partite le denunce.  Ma chissà, se magari la prossima volta il buon Tonino offrirà ai Nas un po’ di pasta surgelata “, di quella buona,  per uso personale” sorvoleranno su tracciamenti e asterischi, e finirà tutto a taralluci e vino. Naturalmente, anche questi surgelati.