sabato 8 settembre 2018

STARBUCKS, I BAR ITALIANI E I CONFRONTI INUTILI

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Tutto quanto in questi giorni si sta dicendo e scrivendo, in bene o in male, sull'apertura di Starbucks a Milano, lo catalogo nella categoria "chiacchiere da bar". Perchè il confronto tra bar italici che offrono la tazzina di espresso o il cappuccino con la fogliolina di schiuma di latte appartengono a un'altra categoria, sono un'altra cosa rispetto a Starbucks. Starbucks non è solo caffè lungo, frappuccini o dolcetti american style. Starbucks è un modo di essere, un modo di dire "anche io", anche io sono cosmopolita, anche io bazzico gli ambienti che fanno "in", anche io appartengo alla truppa. Il caffè, il frappuccino, i prezzi, viene tutto dopo. L'improntate è esserci, andarne, parlarne, scriverne. Per questo non sono prodotti confrontabili, il bar e starbucks, sono capra e cavoli, sono due cose diverse: nel bar ci vado per bere il caffè al volo, magari un croissant. Da Starbucks ci vado perchè fa figo esserci, per dirlo agli amici e spiattellarlo su Facebook ai propri follower. Il confronto è inutile, la polemica sterile. Starbucks è più che altro fashion, selfie, andare sulla scia. Starbucks è Chiara Ferragni che si sposa con Fedez facendone una soap opera a misura di social. Chi entra da Starbucks non acquista (solo) un frappuccino, acquista un'immagine di sé da diffondere sui social o con gli amici.

immagini:  il Corriere

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