venerdì 20 gennaio 2017

LA GUSTOSA SCENETTA DI MICHELLE OBAMA E IL REGALO MISTERIOSO DI MELANIA TRUMP

Ok, sicuramente Melania Trump non è certo in cima alla  personale lista di simpatie di Michelle Obama.
Ok, forse ha anche ragione, considerato che la First Lady entrante, come primo atto della sua era, ja  pensato bene di ranzar via di brutto il bell'orticello - che tanto piaceva a vegani e vegetariani -sostituendolo con un vilissimo e bieco campo da golf.
Capiamo tutto, certo.
Ma almeno un abbozzo di sorriso, la First Lady uscente poteva pure far finta di accennarlo, quando l'elegantissima Ms Trump le ha porto con gentilezza  un elegante pacchettino in color azzurro turchino, perfettamente in tono con il colore del vestito. 
Sarebbe bastato un cenno, un sorriso, un abbozzo di ringraziamento
Invece, Ms. Obama, palesemente seccata, non ha degnato di uno sguardo né il regalo né chi glielo stava  gentilmente porgendo, ma giratasi  immediatamente verso lo staff,  ha cercato affannosamente con lo sguardo  qualcuno che le levasse senza indugio il gravoso imbarazzo dalle mani.
Il  simpatico teatrino è durato diversi  secondi (opportunamente tagliati e ridotti al minimo nella maggior parte dei video in circolazione),  in cui l' eccessivo imbarazzo della first lady uscente, a fronte di un innocuo pacco dono, fa legittimamente sorgere qualche dubbio.  Quasi come se la gustosa scenetta fosse stata volutamente accentuata, resa appositamente  una macchietta, una caricatura,  per sottolineare urbi et orbi quanto quel regalo, porto in quel momento, al di fuori del rigido protocollo, fosse inadeguato e inopportuno.
Dimenticando che, oltre i protocolli, di inopportuno esiste solamente la maleducazione.
E ancora una cosa: per la prossima mise da cerimonia, forse la first lady uscente farebbe bene a chiedere a Melania Trump il nominativo del suo stilista personale... l'effetto bella lavanderina forse si addice ad altre età, e ad altre cariche.







mercoledì 18 gennaio 2017

DI MAIO E I CONGIUNTIVI CREATIVI.

E dopo la sortita del Pinochet venezuelano, ecco che  l'onorevole Cinque Stelle Luigi Di Maio, papabile alla seconda carica dello Stato,  ci regala un'altra chicca per allietare le nostre fosche giornate invernali. 
Anzi, tre chicche. 
Una di fila all'altra, una più bella dell'altra, tutte espresse tramite social. 
Nella  prima,  il nostro si rammarica, in riferimento evidente al caso dei fratelli  Occhionero, delle  falle nel sistema di sicurezza informatico dello Stato, con un bel tweet: 
"Se c'è  il rischio che soggetti spiano massime istituzioni dello Stato qual è livello di sicurezza che si garantisce alle imprese e cittadini?»





Ah, beh,  giustamente, per non apparire troppo acculturato e soprattutto troppo vicino "all'establishment" bieco e meschino, Di Maio pensa bene di utilizzare, volutamente, s'intende, il presente indicativo "spiano" al posto del corretto "spiino", congiuntivo.  La virgola dopo la parola Stato è considerata solo un vezzo per vecchi professori, e d'altronde bisogna dar merito al giovane volenteroso che almeno "qual è" lo ha scritto correttamente, e senza apostrofo.

Ma per farsi perdonare il "qual è" corretto ed avvicinarsi all'immagine che i Cinque Stelle evidentemente hanno del popolo italiano, Di Maio corregge immediatamente il tiro esibendosi in un altro tweet  in italiano pecoreccio, peggiore del primo: "Se c’è il rischio che massime istituzioni dello Stato venissero spiate qual è livello di sicurezza..".


E qui il nostro dà sfoggio di conoscere sì  il modo congiuntivo, ma di avere dei guizzi artistici sul tempo, che in questo caso è  quello imperfetto  -"venissero"-  al posto del corretto tempo presente, "vengano". Anche qui, la virgola dopo "spiate" rimane una gran seccatura degna solo di essere omessa.

Non pago di tale scempio, il nostro balza pronto su Facebook,  dove posta un altro gustoso intervento: "se c’è il rischio che due soggetti spiassero le massime istituzioni…". 




D'altronde, quando uno comincia a impratichirsi e a prendere confidenza con il modo congiuntivo, quale importanza potrà mai avere il tempo, se presente, imperfetto o altro?
L'importante, per i Cinque Stelle, è la sostanza, e loro ci tengono a dimostrarlo nel modo più lampante: mandando la forma a ...farsi friggere.

Signore e Signori, abbiamo presentato Luigi di Maio, parlamentare Cinque Stelle, futuro probabile Presidente del Consiglio, seconda carica italiana.
Non ci resta che riparare in Venezuela, dove potremo lagnarci del destino avverso con l'anima di Pinochet, anche lui  a  suo tempo  oggetto inconsapevole dalla "creatività" di Di Maio.

Crediti : La Stampa

venerdì 6 gennaio 2017

PERCHE' GLI STILISTI NON POSSONO VESTIRE MELANIA TRUMP MA MICHELLE OBAMA SI'.

Non l’avesse mai fatto.
Stefano Gabbana ha avuto l’ardire di pubblicare, alcuni giorni fa, un ringraziamento a Melania Trump per aver indossato, per la festa di Capodanno nel club del marito a Mar-a-Lago, in Florida, un elegante tubino nero della nota maison di moda.
E come se non bastasse, ha pure pubblicato tanto di foto su Instagram ritraenti la nuova first Lady con il tubino incriminato.
“Grazie, Melania Trump”, ha incautamente postato sul suo profilo Facebook il noto stilista.
Raccogliendo in poco tempo migliaia di commenti al veleno, che lo omaggiavano di graziosi vezzeggiativi quali “ignorante”  o che domandavano ironici “vestire Melania Trump? Mi risulta che i princìpi del marito siano quasi del tutto incompatibili con i vostri", o altri ancora che asserivano caustici  "Tutti ma non lei".

Perché in un mondo dominato da un certo lato della democrazia, tutti gli stilisti posson fare a gara – e per fortuna - per venire in soccorso alle terribili mises  a quadrettini  o nei gradevolissimi toni del giallo e dell’azzurro dettate dal “gusto” di  Michelle Obama, ma non si può tollerare  che  esista qualche stilista che non disprezzi di essere  gradito dall’attuale First Lady, che tra l’altro ha acquistato il suo capo in un normale negozio e non se lo è fatto confezionare appositamente su misura, come invece accadeva alla sua popolare e precedente omologa.
Anche perché forse, a differenza della precedente first Lady, Melania Trump non pare aver certo bisogno di particolari consigli di moda né di mises appositamente confezionate.







giovedì 5 gennaio 2017

LA SCIENZA NON E' DEMOCRATICA - laurea honoris causa in comunicazione a Roberto Burioni.



"Questa pagina non è un luogo dove la gente che non sa nulla può avere un civile dibattito per discutere alla pari con me  Qui ha diritto di parola solo chi ha studiato, e non il cittadino comune. La scienza non è democratica"
Finalmente! 
Finalmente qualcuno che ha il coraggio di dirlo, e ci mette pure la faccia.
Ne avevamo infatti  tutti le scatole piene di sentire scemenze e banalità sciorinate da gente comune in nome dell'ormai onnipresente " politically correct" . Ne avevamo le scatole piene di spazzini che discettano di astrofisica e di astrofisici che vogliono insegnare il mestiere agli spazzini. 
E finalmente qualcuno lo ha detto forte e chiaro: basta perdere tempo dietro a gente che si sente titolata a parlar di fisica, politica o medicina  solamente  per aver letto due o tre articolo in rete, basta tuttologi che esprimono il loro parere autorevole nei campi più disparati che vanno dai commenti all'ultima sparata di Grilllo o Corona alla loro preziosa opinione in tema di fissione nucleare! 
Questo il succo del pensiero, esposto sulla sua pagina Facebook, di Roberto Burioni, medico di grande esperienza - e finora praticamente sconosciuto,  per sua grande fortuna,  ai più - che grazie a questo suo puntuto commento ha raccolto in pochissimo tempo migliaia di like e vagonate di condivisioni. 
La scienza non è democratica,  ci ricorda Burioni , due più due farà sempre quattro, fino a prova contraria, e uno varrà sempre, almeno in matematica e in tutte le scienze esatte,  veramente uno. 
E la scienza non è pane  per gli ignoranti, né per i cretini, si mettano pure l'anima in pace.
In un desolante panorama di pecore belanti e buonismo a manate, quella di Burioni è una voce che si distingue per  limpidezza e veridicità.  Speriamo soltanto che, in previsione delle migliaia di commenti non esattamente favorevoli che si posson sin da ora prevedere, il  nostro non si senta in dovere di fare una totale o parziale marcia indietro -  come direttori di giornali di lungo corso ben più noti di lui si son sentiti di fare proprio in questi giorni, con buona pace di tutti i "webeti" - rettificando un pensiero corretto e inconfutabile come solo un pensiero scientifico sa essere
Bello però anche il commento di un follower, che  ribatte  affermando che "considerato che lei utilizza una piattaforma di comunicazione, pur non avendo alcun master in comunicazione, ritengo non sia titolato a parlare con me".
Ma in realtà, il master in comunicazione, a Burioni,  glielo si dovrebbe dare di corsa, insieme a  una laurea honoris causa,  visto che grazie ad  un semplice post su Facebook è riuscito a raccogliere migliaia di entusiasti fan.
La sottoscritta compresa.







martedì 3 gennaio 2017

OK, si parte.

Ok,  si parte.
Oggi do il via a questo mio spazio personale, dove raccogliere idee, pensieri e notizie.
A presto!
Cinzia