Ha fatto scalpore la storia del povero gelataio torinese, Cristian Ciacci, titolare dell'omonima e rinomata gelateria qui a Torino, che è stato multato dalla GuardiA di Finanza per avere omaggiato un paio di suoi clienti di un po' di panna montata. Valore della panna regalata, 50 centesimi, importo della sanzione per non avere battuto sullo scontrino i famigerati 50 cents, 516 euro.
Scandalo e vergogna, hanno cominciato a scaldarsi i social dopo che il buon gelatiere aveva riportato il fatto sulla sua pagina Facebook, a cui si sono uniti unanimi i giornalisti di Radio24, di cui stamattina Ciacci era ospite, tra cui Alessandro Milan, che ha addirittura lanciato una colletta online per il gelataio torinese, anzi, il gelatiere, come ha prontamente puntualizzato Ciacci.
Onta e vergogna, quindi, per i biechi finanzieri che hanno osato sanzionare un atto così nobile come l'omaggio di 50 centesimi di panna montata, mentre qui evadono l'ira di Dio di roba, a pagare sono sempre e soliti gli onesti e i poveracci e governo ladro e blablabla.
Ma è davvero così? Davvero sono così netti i confini tra il buono, il gelataio, oops, il gelatiere, e i cattivi, gli agenti della Guardia di Finanza?
Forse è meglio chiarire un po' le idee.
Perchè i "finanzieri" hanno proceduto con un atto così vile? I due clienti avevano appena pagato 4 euro per i loro due gelati da asporto, e su di uno il buon Ciacci aveva messo un po' di panna, che qui a Torino si paga a parte, 50 centesimi. Ma i 50 cents non sono stati segnati sullo scontrino: lo scontrino battuto è stato di soli 4 euro, e non 4 euro e cinquanta. E da qui, la sanzione, applicata da due agenti della Guardia di Finanza che hanno intercettato i due maeschinelli ancora con il corpo del reato, o meglio con la panna non battuta, solo loro gelato. E giù di verbale.
Ma perchè essere così biechi e meschini? Perchè mortificare un atto così generoso e sanzionare un gesto così nobile e disinteressato e oltretutto a basso prezzo?
Semplice, perchè c'è un meccanismo, una imposta indiretta chiamata IVA che funziona in questo modo: sulla panna
acquistata, il nostro buon gelataio, pardon, gelatiere, si è detratto
regolarmente l’IVA, cioè in soldoni non ha pagato l'imposta, come correttamente
previsto da normativa.
Ma l’IVA che lo stato non percepisce sugli acquisti la
recupera sulle vendite come IVA a debito. Vale a dire che nel momento in cui venderò la panna acquistata, dovrò pagare l’IVA all’Erario, imposta che mi è stata versata dal cliente insieme ai suoi 50
centesimi di panna.
Che cosa succede se però quella panna non risulta venduta, perchè io non l'ho battuta sullo scontrino? Semplice: lo Stato non potrà più incassare nulla, e io ho fidelizzato il mio
cliente non solo facendogli omaggio della mia panna, ma anche di soldi non
miei, soldi dello Stato, quelli relativi alla panna non battuta. In pratica, mi sono fatto bello con le piume del pavone.
Per questo la normativa esige che se io, nella mia grande magnanimità voglio
omaggiare un cliente di un po’ di panna, quella panna io la debba segnare sullo
scontrino facendola risultare come una vendita, pagando quindi di tasca mia
l’imposta non versata dal consumatore finale.
Insomma, se proprio vuoi fare lo splendido e esibirti in regalie a destra e a sinistra, fallo pure, ma
fallo coi soldi tuoi e non con quelli dell’Erario: versa tu l’imposta per
conto del cliente omaggiato. Questa è la ratio della norma, che non è così bieca o campata per aria: cosa succederebbe se tutti i gelatai/tieri offrissero la
panna a tutti i loro clienti,o se un negoziante dimenticasse di battere sullo
scontrino un omaggio di un motore per auto? L’imposta evasa sarebbe ben
maggiore dei pochi centesimi relativi a 50 cent di panna, e soprattutto, se tutti omaggiassero a piene mani senza battere l'omaggio sullo scontrino, l’Erario non vedrebbe il becco di un quattrino o quasi.
Per questo esiste la norma. Per questo va rispettata.
Cosa che invece il generoso gelatiere barricadero, come dichiarato fieramente al Messaggero, non ha nessuna intenzione di fare: cioè, continuerà a offrire panna a destra e a manca, ma "non lo riporterò sullo
scontrino, perché mi sembra assurdo"
Assurdo?
Assurdo versare un'imposta dovuta?
In realtà, pare più assurdo fare i precisi e i rigorosi ai microfono di una delle più seguite emittenti radiofoniche nazionali quando si tratta di mettere i puntini sulle i nella distinzione tra gelataio e gelatiere, ma non sfoderare lo stesso rigore e la stessa precisione quando si tratta di battere uno scontrino su cui lo Stato (cioè noi) incassa un'imposta, con cui (in teoria) provvede a servizi e infrastrutture per il Paese.
Forse questa volta ci siamo davvero indignati a casaccio.