domenica 12 agosto 2018

MILENA GABANELLI: GUAI A PRENDERE IN GIRO CHEF E ALTA CUCINA!




Un grande piatto bianco e immacolato, in cui languono tristemente tre minuscoli bocconcini di materia indistinta e, accanto, il tagliente commento: “NULLA DI PESANTE Questo è un antipasto. Non so cosa ho mangiato perché non sono riuscita a sentire il sapore (merluzzo mantecato c'era scritto). Ma questi chef...?!”.
Nessuno stupore, se il commento provenisse da uno qualsiasi di noi, comuni mortali. Peccato che foto e commento provenissero da Milena Gabanelli, la giornalista di storiche inchieste su Report ora passata al Corriere della sera. Ed è proprio dal suo profilo aziendale, DataRoom, che la Gabanelli ha sparato il suo pistolotto anti-casta, o meglio anti-chef, rimarcando la deriva inesorabile di considerare i piatti dei grandi chef come vera e propria arte, cui non si devono più abbinare parole comuni come gusto, sapore e altre bassezze simili, ma che sono degni esclusivamente di appellativi che un tempo erano destinati a ben altri tipi di arte. Nomi quali “opera d’arte”, percorso degustativo” “esperienza sensoriale”, “equilibrio compositivo” sono i termini di cui far sfoggio per dimostrare la nostra competenza e il nostro rango, e giudicare un piatto esclusivamente dalla qualità, o ancor peggio dalla sua quantità e dal prezzo, è considerato appannaggio di biechi trogloditi populisti incapaci di leggere l’arte tra gocce di merluzzo mantecato e fior di cappero essiccato, destinati senza appello alle fiamme dell’inferno assieme a Salvini con le sue tagliatelle al ragù e al panino con la mortazza.
E la dimostrazione di questa nuova religione che sta avanzando, è la generale levata di scudi, soprattutto di giornalisti titolati, che si è prontamente levata in favore della titolare del ristorante in questione, lo stellato Marconi di Aurora e Massimo Mazzucchelli, situato a Sasso Marconi, vicino a Bologna.
Tutti paiono contro la Gabanelli e la sua sortita, rimproverandole a turno incompetenza, sciatteria, pochezza, ricordandole che una personaggio come lei, indicato anche dai grillini come eventuale Presidente della Repubblica, non si possa permettere una tale deriva populista e acchiappa like, rimarcandole come gli chef stellati diano lustro e vigore al nostro Paese e alla nostra economia, generino posti di lavoro, e quindi reddito e che è solo grazie ad essi che ora il  nostro Paese  è in cima agli onori del mondo e bla bla bla..
I più “tecnici” e saputi rimproverano invece all’ignorante  giornalista, con tanto di dotto etimo sull’aggettivo, come il piatto in questione non fosse un vero e proprio antipasto, ma un semplice “amuse-bouche”, che i ristoranti stellati spesso servono prima degli antipasti e che, non comparendo sul conto, risulterebbero “gratuiti” (dimenticando che in realtà, il prezzo degli amuse-bouche viene poi logicamente spalmato sui prezzi delle altre portate, e che il fatto che sia invisibile sul menù non significa che non sia conteggiato).
Non mancano inoltre i soliti commenti, postati da chi la invita ad andare in trattoria o in osteria, chi le consiglia di mangiare pasta e patate con la provola,  chi, in un impeto di sdegno e disprezzo, paragona i suoi post a quelli di Salvini mentre mangia serafico le tagliatelle con il ragù.


Ma accanto a chi chiede scuse immediate da parte della Gabanelli con testa china e ginocchia sui ceci, c’è anche c’è anche qualche ramingo populista, di certo anche razzista e sovranista, che ne prende timidamente le difese: nel piatto incriminato, e in generale in molte opere degli chef, si trovano “territorio”, “stagionalità”, “radici”, “percorso” e “memoria”. C’è, insomma, la summa di questa nuova frontiera del porno che molti si ostinano a chiamare “cibo”, dice un commentatore. Altri invece, più sarcastici, affermano che da quando hanno capito che il “pesce veloce del baltico in crema di mais” altro non era che polenta e baccalà” prendono le giuste distanza dalle “opere d’arte”, mentre altri ancora mettono in guardia da quello che in effetti è diventata a tutti gli effetti una nuova religione, assolutista e rigorosa, con un solo Dio, il cibo. I cui adepti non tollerano nemmeno il minimo dissenso, pena l’esser esclusi ed esiliati per sempre e con ignominia dal consesso civile. 
Da parte mia, che posso dire? Per una volta, grazie, Milena!