Siamo nel 1700, a occhio e croce.
Nella lussuosa sala da pranzo di un’aristocratica dimora, alcuni
servitori in parrucca e livrea
portano le portate del pranzo ai
commensali.
Una bambina prende una mela, cercando di portarsela alla
bocca, ma il padre la blocca all’istante: prima il pasto deve essere
“fotografato”, ma con i metodi del tempo, in cui telefoni e macchine
fotografiche digitali erano ancora ben al di là da venire. Entra quindi in sala
un trafelato pittore, che a tempo di record immortala le sontuose portate.
I commensali, costituiti dalla famiglia del signorotto,
intanto son lì che aspettano rassegnati di poter pranzare. Ma dovranno ancora
aspettare parecchio: una volta
terminato il quadro, infatti, inizia la parte più importante del rito: occorre
condividere, occorre che tutti vedano la maestria con cui è stato preparato il
cibo e l’abilità tecnica del fotografo di turno, vale a dire il pittore, per soddisfare la vanagloria del
padrone di casa con consensi e approvazione, vale a dire con gli omologhi degli
attuali like e faccine sorridenti.
Già, ma nel ‘700 Facebook non c’era ancora, Mark Zuckerberg
era ancora lì a giocare a Super Mario in un’altra dimensione e manco Instagram bazzicava
per quei remoti lidi. E allora, come si fa? Semplice: gli affannati servitori
si premurano di prendere il quadro e caricarlo lesti lesti in carrozza, per sottoporlo alla più vasta porzione di
popolazione raggiungibile e ottenere l’agognato like. Il quadro viene quindi portato in visione a varie categorie umane:
coppie di amanti, duellanti, famiglie,
carcerati, tutti richiesti di visionare la tela e commentare a suon di
pollici. Finalmente, raccolta una discreta quantità di like, il quadro torna a
casa, e i commensali possono
finalmente iniziare il loro pasto. Di colpo, la scena cambia e viene portata
avanti fino ai giorni nostri, con un padre intento a fotografare un pollo
arrosto mentre la famiglia è lì che aspetta di poter pranzare. Ma questa volta,
al primo sbuffo di noia della
figlia, il padre molla il telefono
e si inizia a pranzare tranquilli e beati, senza smania di foto e condivisioni.
Take it easy, non è una gara, è un pasto! Firmato Ikea.
E’ questo infatti uno degli spot, realizzato qualche mese fa, tra i più riusciti del colosso svedese del mobile, e bisogna ammettere che mai ritratto delle nuove manie che si stanno ormai impossessando
del nostro buon senso è stato più azzeccato: la nostra pulsione irrefrenabile a fotografare e postare
cibo - che sia cucinato da noi
ma anche solo più semplicemente
consumato da noi, ma preparato
invece dalle più abili mani di un cuoco professionista nella cucina di un
ristorante – sta ormai assumendo i contorni del ridicolo e del grottesco: non
esisto se non posto un
piatto di patate arrosto, non sono nessuno se non ho nel mio personale carniere di Instagram almeno
una preda composta da un selfie con
qualche Massari o Bottura di turno, sono praticamente un paria degno di
dispregio se non conosco a menadito l’agiografia di Carlo Cracco nonché il
numero di stelle che ha raccattato ogni singolo chef sparso per il globo.
Solo qualche melenso retrogrado continua imperterrito a
postare foto di tramonti e selfie con vallette e calciatori, categorie umane
desuete, superate e consegnate al triste destino dell’oblio e della banalità:
finiti i tempi in cui la foto con Totti era un trofeo da incorniciare, finiti i
tempi in cui lo scatto con Jennifer Lopez era considerato al pari di una
reliquia di Don Bosco. Ma soprattutto finiti i tempi in cui, arrivata la
portata, ci si accingeva con l’acquolina in bocca a gustarne il delicato sapore. Ora, la portata che arriva non fa più venire
l’acquolina in bocca a nessuno, a nessuno, se non a Enrico Crippa , importa più minimamente se il piatto cucinato con tanta
cura diventa freddo e perde la sua
poesia. Anzi, molte volte, nelle cucine casalinghe, il piatto è stato cucinato
apposta per essere fotografato, postato, condiviso, mica per essere assaporato.
Ovvio quindi che importi di più che sia bello, piuttosto che sia buono. Tanto,
anche se non è buono, su Instagram mica si vede…
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