mercoledì 8 novembre 2017

L'AMERICA SI FA "GREAT AGAIN" ANCHE MANGIANDO HAMBURGER





Ammiro Trump.
Mi piacciono i suoi modi diretti e il suo orgoglio nazionale, le sue idee sulla politica interna ed estera, la coerenza con quanto promesso in campagna elettorale e me ne frego dei radical chich che lo considerano poco più di letame e che, soprattutto, considerano alla stessa stregua anche i suoi sostenitori, compresi quelli che lo denigrano alla luce del sole per poi votarlo nel segreto dell’urna.
Il suo motto, “make America great again” non mi sembra da meno del tanto osannato “we can” obamiano e, per finire, mi piace la personale idea di alimentazione corretta.
Anche all’estero.
Recatosi nei giorni scorsi in visita in Giappone, Trump ha orgogliosamente snobbato sushi e sashimi per dedicarsi ai più familiari e rassicuranti hamburger e bistecche.
A cena con il primo ministro giapponese Shinzo Abe, Trump e signora si sono rifocillati con scaloppine Hokkaido alla griglia, bistecche e sundae al cioccolato, come riportato da Bloomberg, facendo pure salire le quotazioni della catena di ristoranti in qustione del 7% nel giro di un giorno. Non pago, recatosi al campo di golf, il presidente americano si è sbafato un succulento hamburger, confezionato appositamente per lui da una nota catena di hamburgerie e fatto esclusivamente con manzo americano. Gusti personali, certo, ma anche un modo per ribadire l’orgoglio di essere americano: io sono americano, diceva l’hamburger di Trump. Un nazionalismo, che in questi tempi di globalizzazione impostaci in ogni modo e di politically correct portato all’estremo, può suonare fuori luogo per qualcuno. Infatti, i commenti sui social si sprecano, da chi lo accusa di cafonaggine e mancanza di rispetto verso il Paese ospitante (dimenticandosi che probabilmente nessuno si sarebbe scandalizzato se al primo ministro giapponese in visita in America fossero stati offerti pranzi basati sulla sua cucina d’orgine) a chi ricorda che il correttissimo Obama, in analoga occasione, si era buttato su sushi e cibi tradizionali, ma anche chi lo sostiene e ne fa notare la coerenza: nel 1990, non ancora Presidente e recatosi ugualmente in Giappone, Trump aveva fatto sapere che “non vado certo lì per mangiare del fottuto pesce crudo”. E ora, a quasi vent’anni di distanza, Trump la pensa ancora così. Quale altro politico avrebbe la stessa ferma coerenza?

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