martedì 5 settembre 2017

PER I NORVEGESI I CANNOLI SICILIANI SONO "I DOLCI DELLA MAFIA"



"La pistola lasciala. Pigghiati i cannoli!"
E’ questa una delle più famose scene de “Il Padrino” in cui, dopo aver ammazzato un poveraccio nell’abitacolo della propria auto, uno scagnozzo malavitoso porge il pacchetto di dolci appena acquistati al complice che se ne sta andando: peccato sprecare tanto ben di Dio.
Ed è probabilmente questa la scena che i norvegesi avevano in mente quando hanno riportato, sul sito della TV nazionale, la ricetta dei famosi dolci siculi presentandoli come “I dolci della mafia”.
Una trovata sicuramente d’effetto per catalizzare l’interesse su uno dei dolci più rappresentativi dell’isola, quei cannoli che tutti noi, mafiosi o no, ci godiamo con sommo piacere soprattutto quando abbiamo la fortuna di poterli assaporare in loco, fatti come Dio e tradizione comandano, ma che, in mancanza, riusciamo ormai comunque a trovare anche nelle nostre maggiori metropoli, in versioni comunque (a volte) oneste e discrete.
Ed è forse proprio questo, in realtà, il nocciolo della questione: nei patrii lidi, nella nostra Italia, da Torino a Cagliari, da Bergamo a Cosenza, non abbiamo alcun bisogno di definire i cannoli con qualche appellativo che li specifichi maggiormente: per noi sono “i cannoli” e basta o, al limite “i cannoli siciliani”, per distinguerli da quelli, più diffusi nel nord Italia, fatti di pasta sfoglia e ripieni di crema pasticciera o zabajone.
Invece - paese che vai, usanza che trovi – per i norvegesi i nostri amati cannoli siciliani sono semplicemente “i cannoli della mafia”. 

Inutile stracciarsi più di tanto le vesti, inutile gridare “allo scandalo” ogni volta che il nostro Paese viene in qualche modo associato al solito stereotipo “pizza, mafia e mandolino”. Così è, lo sappiamo ed è inutile ogni volta farne un dramma nazionale.
Se ne faccia una ragione anche il lettore del Giornale di Sicilia che, scovando “l’insolita” accoppiata Italia-mafia, o meglio cannoli-mafia, non ha potuto trattenere l’indignazione contattando senza indugio l’ambasciata italiana a Oslo, da cui, peraltro, al momento non ha ancora ricevuto risposta.
Certo, rimane comunque l’evidenza di un titolo di dubbio gusto, un modo discutibile per attirare l’interesse degli utenti, ma soprattutto il disappunto per un appellativo che non rende giustizia ai croccanti involucri di pasta farcita di morbida crema di ricotta, soprattutto per il suo valore limitativo: i cannoli siciliani sono graditi a tutti in tutta la penisola e fuori, ricchi o poveri, giovani o anziani, onesti e delinquenti, mafiosi o camorristi, senza distinzione di sesso, razza, religione né, tantomeno, di tipologia di associazione a delinquere.

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