domenica 28 ottobre 2018

SALVINI? PER IL RISTORATORE NAPOLETANO NEL SUO LOCALE NON PUO' ENTRARE







Come attirare l’attenzione di media e giornali, e avere un po’ di visibilità gratis, che in tempo di vacche magre non fa mai male? 

Beh, basta tirare in ballo Salvini, no? Basta evocare il nome magico, condirlo con un po’ della solita lagna buonista infarcita di termini obsoleti et voilà, il gioco è fatto: pubblicità e visibilità (gratis) assicurate. Questo è ciò che deve aver pensato un buontempone di ristoratore napoletano, che ha avuto nei giorni scorsi la bella idea di affiggere sulla porta del suo ristorante un manifesto raffigurante una foto di Salvini all’interno di un segnale rosso di divieto con tanto di scritta, quello che un tempo quei razzisti fascisti di commercianti di generi alimentari usavano per i cani, ovvero “io qui non posso entrare”, il tutto corredato dalla scritta “vietato ai razzisti”. Ovviamente attirando subito l’attenzione di tutti i media schierati, che si sono precipitati dal proprietario del locale napoletano per avere lumi sulla sua temeraria iniziativa, sentendosi sciorinare tutto il refrain di moda in questi tempi, a base di “C’è ormai un clima di orrore, rigurgiti fascisti, xenofobi, razzisti. Io non appartengo a quei napoletani che credono nella verginità politica di Salvini. Per me chi è razzista, chi è omofobo, qui dentro non entra. Abbiamo messo la faccia di Salvini, ma il messaggio vale per tutti i razzisti: qui non entrerete mai.”
Allora, a parte l’assurdità della scena di un ristoratore che, all’appropinquarsi di un cliente, si piazza davanti alla porta chiedendo “scusi, lei è per caso xenofobo, razzista, omofobo e razzista? Perché in tal caso, abbia pazienza, sono costretto a farla buttare fuori dal locale”, il bravo esercente dovrebbe sapere, avendo dovuto lui sostenere (e superare) tanto di esame alla Camera di Commercio locale per esercitare la sua attività, che, ai sensi del Regio Decreto n. 635/1940 ancora in vigore, il Regolamento di attuazione del TULPS, il Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza n. 773/1931, i pubblici esercizi devono essere fruibili a chiunque (sennò che pubblici sarebbero?), e che l’esercente non può impedire l’ingresso a nessuno senza un legittimo motivo. Legittimo motivo che non contempla, al momento, la dicitura “essere Salvini”, né tantomeno le altre. 
Insomma, quella dell’astuto esercente napoletano pare proprio essere quella che sembra: un’esca, una sorta di boutade per avere un po’ di visibilità. Con magari la recondita speranza di fare il colpo grosso, e che il Ministro dell’Interno, per mostrare il suo spregio verso il divieto illegale, si presenti in carne e ossa nel locale napoletano, aumentandone così ulteriormente la visibilità. Ma Salvini, oltre a non essere un cane, non è nemmeno un pollo, e c’è da immaginare che non avrà alcun interesse a omaggiare di una sua visita il “locale anti razzisti”. Che resterà lì, con il suo inutile cartelletto di divieto, ad accogliere i clienti.
Tutti, come stabilisce quella razzista di legge.

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