mercoledì 26 febbraio 2025

CIAO, VITO. PER ME SARAI SEMPRE ALLA CASSA DELLA PASTICCERIA DEZZUTTO



Ciao, Vito

Ieri sera, 25 febbraio 2025, se ne è andato via Vito.  

Per chi passava da Via Duchessa Iolanda, la pasticceria Dezzutto era una tappa obbligata. Per le ottime brioches, i toast, le paste, certo, ma soprattutto per lui: Vito. Vito Matta. Alla conduzione del locale da quasi dieci anni, Vito era sempre lì, alla cassa, sorridente e bonario, sempre gentile, scherzoso, a chiacchierare, a scherazare, a fare sentire ogni singolo cliente un po’ in famiglia. Perché andare alla pasticceria Dezzuto non voleva solo dire andare a fare  una colazione veloce o una pausa pranzo al volo, ma voleva dire sentirsi accolti, anzi, avvolti da un clima sereno che davvero, e me ne rendo conto solo ora, aveva un qualcosa che ti ricordava la famiglia. E  Vito era il motore di tutto questo.  Era imponente, Vito, un tempo si diceva “ben pianatato”, per indicare una persona robusta, alta e on una mole non indifferente. Troneggiava in piedi davanti alla cassa sempre impeccabile in giacca e camicia linda e stiratissima, a volte abbronzato, e sempre aveva una parola di tutti che andava al di là del semplice saluto, e con la sua molte ti faceva sentire quasi protetto. Quando io e Gabri andavamo a prenderci uno degli ottimi toast – per Gabri erano i migliori di Torino – o qualche chantilly per fare una pausa mangereccia, Vito non mancava mai di lasciare immancabilmene la sua postazione alla cassa e tutti in clienti in coda per aiutare me e Gabri, con la sua carrozzina, a uscire e manovare la carrozzina per oltrepasasre il gradino dell’entrata. E lo faceva lui, sempre lui. Nonostante tutto il personale che girava per il locale, Vito usciva dal suo angolo cassa e veniva ad aiutare Gabri, e a scambiare due battute con lui.  Era il nostro rito. Quando io e Gabri non sapevamo dove dirigerci nei nostri giri per Torino, spesso andavamo lì, da Dezzuto, per sentirci coccolati da quel clima familiare e anche un po’..protetti: con Vito alla cassa, ogni tristezza, ogni pensiero fuggiva via. E così che è successo anche il 31 dicembre appena trascorso, nella mattinata. Mentre molti erano al mare, ai monti o chissà dove, io e Gabriele siamo andati da Dezzutto, da Vito. E Vito, come sempre era lì. Ma non aveva una delle sue solite elegantissime giacche con la camicia sotto, aveva un semplice maglionino, anonimo, quasi dimesso. Era diventato magro, Vito, tanto magro. Certo, lo era già da un po’ di tempo, da quando alla mia domanda su che dieta avesse fatto mi aveva risposto con il suo solito sorriso “semplicemente non mangio”. Ma quel giorno era davvero di una magrezza diversa, una sorta di “esilità” che non mi pareva avesse a che fare con  una dieta. Una magrezza che mi aveva fatto pensare a debolezza, forse tristezza, forse chissà cos’altro.  “Vito non sta bene”, ricordo di aver detto a Gabriele. E ricordo che mi sembrava di aver visto un’ombra di nostalgia attraversargli il viso, non più sorridente come un tempo, quando ci ha detto che dal giorno dopo il locale avrebbe chiuso, e chissà quando avrebbe riaperto, forse a gennaio o febbraio, chissà. Non ci ha detto che aveva già concluso la vendita al marchio Gerla, che lui, dietro quella cassa, anche quando il locale avrebbe riaperto, non ci sarebbe più stato.

E forse è anche per quello che ora Vito non c’è più. Ha scelto di andarsene,  una sera qualunque, forse ripensando a quegli anni in cui era un punto fermo per noi, clienti affezionati ma anche occasionali. Forse si sarà sentito solo senza il locale a cui aveva dato tanto, senza vedere dalle sue vetrine le macchine in doppia o tripla fila dei clienti che entravano a frotte nel suo locale, sempre affollatissimo a qualunque ora del giorno.

Ora la pasticceria riaprira. Ma io so già che non riuscirò per lungo tempo a varcarne la soglia, sapendo che ora, alla cassa, Vito non c’è più. E non ci sarà mai più. Ciao Vito, ti volevamo bene. Forse, se te lo avessimo detto, se tutti noi clienti te lo avessimo manifestato di più, ora saresti ancora qui, con noi, a scherzare dietro la cassa. Ma in fondo, con noi ci sarai sempre, e ogni volta che passeremo in quel piccolo tratto di Via Duchessa Jolanda non potremo non pensare a te.

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