Sotto, la torta tropeziana della pasticceria Uva, Torino
Sotto, la tarte tropezienne francese
E’ di questi giorni la notizia della battaglia legale che si
sta svolgendo tra la rinomata pasticceria Uva, di Via San Secondo, amatissima
dai torinesi, e i pasticcieri francesi. Il motivo del contendere? L’iniziativa,
da parte della pasticceria torinese, di brevettare la loro “torta tropeziana”,
composta da due dischi di pasta choux, cioè la pasta per bignè, inframezzati da uno strato di
crema pasticciera e panna.
Peccato che sia il nome, sia la composizione facciano subito
tornare in mente un’altra tropeziana, o meglio la famosissima Tarte
tropezienne, un orgoglio di Francia nata in Costa Azzurra negli anni ’50, e il
cui nome è dovuto all’inventiva nientemeno che di Brigitte Bardot che, durante
le riprese del film “E Dio creò la donna” a Saint Tropez, consigliò al fornaio
che ogni giorno rifocillava il set con una morbida torta ripiena di crema di
darle il nome di “tropezienne”.
Bene, secondo i pasticcieri francesi, la torta della
pasticceria torinese è troppo simile alla Tropezienne per scipparne così il nome,
e armati di carte bollate hanno deciso di fare causa alla Tropezienne secondo
loro, farlocca e usurpatrice.
Ma davvero le cose stanno così? Davvero la pasticceria
torinese sta scippando un titolo non meritato?
Allora, premetto che io ho assaggiato diverse volte la
Tropeziana torinese. Ed è ottima, non c’è che dire, anche se la prima volta che
mi è stata portata sono rimasta un po’ delusa. Quando mi è stato detto “ti ho
portato una tropezienne”, ho subito pensato alla torta classica, quella
francese, formata da un due strati di pasta brioche inframezzati dalla crema.
Invece questa tropeziana torinese è sempre una torta inframezzata da crema, ma
i due strati non sono di pasta brioche ma di pasta choux, quella dei bignè,
delle zeppole o del Paris- Brest, per intenderci. Ottima, certo, ma diversa dalla morbida consistenza data
dalla pasta brioche. Eppure, il nome che i pasticcieri torinesi vorrebbero
brevettare è proprio quello, torta tropeziana. Peccato che i francesi non siano
affatto d’accordo, e nei giorni scorso abbiano spedito una raccomandata ai
colleghi torinesi intimando loro di cambiare nome. Un passo che i titolari della pasticceria Uva non intendono
compiere, ribattendo che il loro dolce “non c’entra affatto con quello di Saint
Tropez” e che a cambiare nome alla loro specialità “non ci pensiamo nemmeno”.
Insomma, i due dolci, secondo Uva e il loro avvocato, sarebbero così diversi da
non dare adito ad equivoci tra le due “tropeziane”.
Per me, questa volta, mi spiace dirlo, hanno ragione i
francesi, per quanto antipatici e supponenti possano essere: non basta un
disco di pasta choux al posto di pasta brioche per rendere distinguibile una torta che è
famosissima in tutto il mondo (nonostante l’avvocato di Uva affermi che la
Tropezienne sia conosciuta solo entro i confini francesi), e comunque, tra
tutti i santi nomi possibili e immaginabili, se davvero si propone un dolce
diverso, perché, con tutti i comuni che ci sono in Francia, o, perché no, in Italia, dargli proprio il
nome “Tropeziana”? Oltretutto di un dolce a strati farcito di crema proprio
come la tropezienne?
Ecco, ci sono volte in cui davvero non riesco a essere
campanilista, non riesco a tifare Toro ovunque e comunque solo perché è la mia
città, nemmeno per difendere un dolce comunque squisito ma che si rifà
sottilmente a un grande classico francese. Per me, in questo caso, “vive la
France”.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.