giovedì 4 ottobre 2018

MIMMO LUCANO: ALTRO CHE CICUTA!



Socrate, per non venire meno al patto di fedeltà di una comunità rappresentato dalle leggi, bevve la cicuta e andò incontro a morte certa, pur avendo i suoi amici e discepoli propostogli un comodo piano di fuga. Per Socrate, l’obbedienza alle leggi rappresentava infatti il principio cardine su cui si fonda uno Stato democratico, anche quando dal singolo sono considerate ingiuste o inique.
Mimmo Lucano, il sindaco di Riace, la pensa in modo diametralmente diverso da Socrate, e in presenza di leggi da lui considerate ingiuste, secondo il suo personale metro di giustizia, non ci pensa su due volte a usare tutto quanto la sua carica gli permetta per uniformare la realtà al suo personale concetto di giustizia.
In questo caso specifico si parla di migranti, di agevolarne arrivo e soggiorno nel nostro Paese, con intrallazzi, sotterfugi e manovre tali in modo tale da aggirare le “leggi balorde” (parole di Lucano) e rimettere un po’ di ordine secondo il suo metro personale. Una “disobbedienza civile”, insomma, messa in atto a scopi umanitari, in barba a leggi e decreti, nella convinzione di essere dalla parte del giusto. 
Peccato che le leggi di cui ogni Stato è dotato non siano piovute dal cielo ma siano espressione di un organo legislativo che a sua volta rappresenta chi lo ha designato: il popolo. Quelle leggi sono infatti una emanazione indiretta del volere popolare, e in quanto tali devono essere, in uno stato democratico, essere osservate in quanto simbolo della sovranità popolare indicata a chiare lettere all’art. 1 della nostra Costituzione, che recita testualmente: “la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Ecco, piaccia o no le leggi non sono state imposte da nessun dittatore, da nessun monarca o tiranno, ma ce le siamo dati noi, proprio noi, come prevede la nostra Costituzione. 
Ma a Mimmo Lucano poco importa di Costituzione, di Socrate, di sovranità popolare o altre quisquilie: a lui importa ciò che la sua personale coscienza gli indica, e fa di tutto per obbedire, da novello Kant, alla legge morale dentro di sé. E che importa se altri invece hanno idee di giustizia ed equità completamente diverse dalle sue, che importa se qualcuno pensa che anche l’immigrazione e l’accoglienza – ebbene sì, anche loro – debbano essere regolamentate per non arrivare al caos più totale, e occorra gestirle con prudenza, come anche infine Papa Francesco e il Dalai Lama – che hanno rispettivamente affermato l’esigenza di far fronte all’immigrazione con prudenza e di non perdere la propria identità nazionale – hanno convenuto. Mimmo Lucano di Lama e Papi se ne fa un baffo, così come delle leggi balorde: a lui importa solo essere ligio al suo personale concetto di giustizia e umanità, e mette in campo, o meglio ha messo, tutti i suoi poteri di pubblico ufficiale per centrare il suo obiettivo. Ma intanto, le “leggi balorde” han fatto sì che si sia guadagnato l’accusa di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, completa di arresti domiciliari. Nel tepore della sua casa, Lucano potrà quindi provare a leggere Socrate, oppure anche, perché no, la nostra Costituzione, articolo 1. 

Per gli scrupoli morali, meglio rivolgersi a un buon sacerdote.

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